Apple è stata citata in giudizio per avere impropriamente reindirizzato gli utenti che visualizzano gli annunci pubblicitari di Google alla ricerca del termine “iWatch”, verso le pagine del sito Apple che parlano dell’Apple Watch. Il marchio iWatch era venuto alla ribalta nel 2013 quando erano emersi i primi indizi sui problemi legati a questo nome, con tracce che mostravano l’esistenza di un’italian connection.
Il marchio iWatch è di Probendi, società con sede a Dublino, era stato registrato per l’impiego in Europa fin dal 2008 per software e sistemi computerizzati impiegati dalle forze dell’ordine, sorveglianza, protezione civile, ambientale e così via. Probendi è gestita dal co-fondatore Daniele Di Salvo, imprenditore italiano che aveva annunciato le proprie intenzioni di sfruttare il prezioso marchio e la notorietà globale associata al nome, per presentare realmente un iWatch sul mercato (un dispositivo Android), forse anche su consigli e suggerimenti provenienti dal mondo dei costruttori orientali. Il progetto del fantomatico iWatch sarebbe ora in “standby” e sulla pagina della società c’è al momento solo un riferimento alla disputa con Apple.
Secondo le stime dei costi che avrebbe commissionato Probendi il marchio iWatch varrebbe 87 milioni di euro (questa è la cifra riportata da fonti di Bloomberg). L’udienza preliminare per la discussione del caso Probendi è stata fissata per l’11 novembre. Le possibilità di successo dell’azienda sono incerte, giacché una serie di multinazionali ha più volte citato Google in casi simili con risultati contrastanti.