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Apple citata in giudizio perché non ha rimosso Telegram dall’App Store per contenuti di odio e violenza

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Apple è stata citata in giudizio dalla “Coalition for a Safer Web” (CSW) per non avere rimosso l’accesso a Telegram bloccando invece Parler, piattaforma senza regole usata da gruppi estremisti che fomentano odio e violenza, e sfruttata – tra le altre cose – per coordinare gli attacchi al Congresso del 6 gennaio.

Depositata domenica 17 gennaio presso il U.S. District Court per il distretto settentrionale della California, la causa intentata dal rappresentante Marc Ginsberg e della Coalition for a Safer Web punta il dito contro la Mela perché continua a distribuire Telegram sull’App Store, questo “nonostante Apple sia consapevole che Telegram è utilizzato per intimidazioni, minacce ed estorsioni nei confronti dei cittadini”.

La coalizione in questione si presenta come una “organizzazione di difesa imparziale e senza fini di lucro” che lavora per obbligare la rimozione di contenuti estremistici e terroristici dalle piatteforme dei social media. A loro dire, con Telegram la Casa di Cupertino non è stata in grado di seguire le sue stesse policy e linee-guida in merito ai contenuti delle app. In tale contesto ha consentito a un numero sempre più elevato di malintenzionati su Telegram di continuare le loro attività.

La citazione in giudizio arriva al culmine di una settimana nelle quale un po’ tutte le piattaforme hanno bloccato o rimosso dalle loro piattaforme utenti e servizi sfruttati per fomentare l’odio. Dopo l’attacco al Campidoglio, a Washington, varie piattaforme hanno evidenziato linee-guida che permettono loro di bloccare social e servizi vari che promuovano la violenza e notizie false. Si è parlato molto della decisione di Apple e Google di rimuovere dai loro store l’app Parler (un social network senza praticamente regole), e di Amazon che è intervenuta per bloccare l’accesso alla piattaforma ospitata sui server AWS. Restrizioni varie sono state predisposte anche da Twitter, YouTube, Snapchat, TikTok e altri ancora.

Nella citazione in giudizio di Apple si chiede di esaminare attentamente Telegram, app che sfrutta meccanismi di cifratura punto-punto e che sarebbe stata sfruttata per svolgere attività analoghe a quelle che hanno portato alla rimozione di Parler dall’App Store.

Telegram «Apple blocca gli aggiornamenti dell’app da aprile»

In un comunicato stampa che risale a giugno del 2020, la CSW riferisce che Telegram viene sfruttato come “canale di comunicazione per il governo russo e affiliate formazioni neo-naziste, e da gruppi di nazionalisti bianchi che seminano disinformazione e divisioni razziali negli Stati Uniti e in Europa”.

Ginsberg, a nome della coalizione, a quanto pare a luglio dello scorso anno ha anche scritto a Tim Cook, chiedendo la temporanea rimozione di Telegram dalla piattaforma Apple, per via del ruolo dell’app “nell’incitare alla violenza estremista”.

Altre accuse all’app di messaggistica, riguardano l’uso da parte di gruppi anti-neri e anti-semiti che avrebbero usato Telegram con scarsa o nessuna moderazione dei contenuti da parte della dirigenza di Telegram. Nonostante gli avvertimenti della CSW, e indicazioni in tal senso da parte media, Apple secondo la coalizione non avrebbe adottato alcuna misura contro Telegram rispetto a quanto fatto con Parler, azioni per costringere Telegram a migliorare le sue policy sulla moderazione dei contenuti.

Nella citazione in giudizio si afferma ancora che Telegram è stato sfruttato per “coordinare e incitare alla violenza estrema” prima dell’insediamento del Presidente eletto Joe Biden. Nel documento si legge che “Alcuni utenti hanno inviato i follower ad accantonare i piani per una seconda protesta a Washington in favore di un attacco a sorpresa a livello nazionale”.

Nella citazione in giudizio si cita quella che è ritenuta una ingiustizia nel modo che ha Apple di applicare le regole, evidenziando la rimozione di Parler e del gioco Fortnite per violazione delle sue linee guida, lasciando invece che Telegram continuasse a violare quelle che secondo la coalizione sono orientamenti ai quali Apple dovrebbe obbligare anche il servizio di messaggistica.

Per quanto riguarda gli sviluppatori di Telegram, secondo la CSW questi “non sono intervenuti intraprendendo azioni significative per frenare palesi, sistematiche e continue violazioni delle linee guida del convenuto”.

Nella citazione si chiede un processo con giuria, il risarcimento dei danni per ogni ricorrente, e una ingiunzione permanente per impedire la presenza di Telegram sull’App Store finché non sia conforme alle linee guida di Apple, oltre al pagamento delle spese legali.

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