Nella sezione del sito web di Apple dedicata alle offerte di lavoro è apparso un annuncio dal quale si evince che la Mela vuole migliorare le modalità di interazione dell’utente con l’assistente virtuale Siri.
Apple cerca un “Siri Software Engineer, Health and Wellness” che contribuirà a creare “tecnologie all’avanguardia”, “per sistemi su larga scala” che usano “linguaggio parlato, big data e intelligenza artificiale”. Tra i requisiti supplementari, si cita esperienza nel campo della psicologia o della consulenza psicologica.
“Le persone parlano seriamente con Siri” si legge nell’annuncio. “Parlano con Siri di ogni sorta di argomento, incluso quando hanno avuto una giornata stressante o hanno qualcosa di serio in mente. Si rivolgono a Siri per le emergenze e vogliono indicazioni su come condurre una vita più sana”.
“Migliorare Siri in queste aree è di vostro interesse?” si legge ancora nell’offerta di lavoro, “Venite a far parte del Siri Domains team offrendo il vostro contributo”.
“Siamo alla ricerca di persone appassionate dalla potenza dei dati, che hanno capacità di trasformare dati in sorgenti intelligenti e che possano portare Siri a un nuovo livello”. “Qualcuno con una combinazione tra forti capacità di programmazione, in grado di comprendere il gioco di squadra e di collaborare con gli ingegneri in molti ambiti tecnici. Lavorerete in un ambiente frenetico in costante e rapido mutamento”.
Nel corso di una TED conference che si è svolta ad aprile, Tom Gruber – esperto in intelligenza artificiale e co-fondatore di Siri – parlando di tecnologie IA ha affermato che queste dovrebbero sostenere le persone negli aspetti nei quali l’umanità è meno affidabile. A suo dire in un futuro non troppo lontano computer e AI potranno essere utilizzati non per sostituire le persone, come numerosi catastrofisti prevedono, ma per aiutare l’uomo in aspetti e qualità che nel tempo risultano inaffidabili o tendono a peggiorare, come per esempio la memoria. Sarà possibile riportare alla memoria eventi, volti, nomi, ecc. Per persone affette da demenza senile o patologie come l’Alzheimer, tecnologie di questo tipo potrebbero “fare la differenza tra un’esistenza nell’isolamento e una vita di dignità e connessione”.