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L’Apple Car non c’è più: Cupertino abbandona l’idea di fare un’automobile

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L’Apple Car non si farà. Almeno questo è la sintesi di un articolo pubblicato oggi da The New York Times da cui si apprende di un radicale cambiamento della strategia che è passata da uno smantellamento dei vari team che si occupavano del cosiddetto “Project Titan” a un nuovo obiettivo: non più un veicolo, ma un sistema, una piattaforma, intorno alla quale i produttori di auto potranno costruire le loro autovetture.

Citando tre persone che sarebbero a conoscenza dei piani della Mela, il quotidiano statunitense afferma che il mega progetto che prevedeva l’ingresso nel mondo delle auto a guida autonoma è stato “resettato” per opera di Bob Mansfield, manager veterano dell’era Steve Jobs richiamato a supervisionare un progetto che si è rivelato più completo e complesso del previsto.

Anziché progettare e produrre una vera e propria auto, ora l’azienda vorrebbe concentrare l’attenzione su tecnologie portanti delle vetture a guida autonoma. Apple avrebbe già testato veicoli completi al chiuso delle sue strutture (probabilmente nella GoMentum Station, un’ex base della Marina vicino a San Francisco che è stata trasformata in un terreno di prova) ma con la partenza di Steve Zadesky (l’uomo al quale Tim Cook aveva inizialmente affidato il progetto) e l’arrivo di Mansfield, l’intero Project Titan sarebbe stato rivisto da cima a fondo, con conseguenze sui vari team di ricerca e sviluppo.

Si dice che sul Project Titan fossero impiegate migliaia di persone, inclusi ingegneri tirati dentro da altri progetti in corso e specialisti reclutati dai pesi massimi del mondo automotive. Tra i tanti nomi, Dan Dodge, fondatore e CEO di QNX che aveva lasciato BlackBerry per passare ad Apple all’inizio di quest’anno, spinto a suon di dollari a lavorare per Cupertino in virtù delle sue competenze con i sistemi operativi embedded e le soluzioni di infotainment dedicate alle auto.

Segnali che qualcosa non funzionasse nel team del “Project Titan” erano emersi a settembre dello scorso anno, con i dirigenti della Mela scontenti dei progressi. A gennaio sul progetto si sarebbe abbattuta l’ira di Ive, il “secondo al comando” di Apple che aveva deciso di bloccare le assunzioni e cacciare qualche manager.

Nel corso dell’ancora breve storia del progetto Titan ci sarebbero state diverse battute d’arresto, eventi di varia natura che hanno fatto da zavorra all’ambiziosa tabella di marcia stilata da Apple che avrebbe voluto il progetto pronto, se non altro dal punto di vista tecnico-ingegneristico, per il 2019, poi per il 2020/2021. Non è chiaro a questo punto cosa rimarrà in piedi del progetto e quali siano le ambizioni dell’azienda nel settore. Se il team è stato effettivamente smantellato, Apple probabilmente si limiterà a proporre e vendere alcune tecnologie alle case automobilistiche e non valutare partenariati con già affermati produttori per la costruzione di auto.

Entrare nel settore in questione non è certo facile. A febbraio dello scorso anno, Dan Akerson, uno che di auto se ne intende giacché è stato per tre anni amministratore delegato di General Motors, parlando delle voci sulla Apple Car aveva detto: “Se fossi in loro starei ben alla larga da questo mercato, sarebbero fuori di testa» evidenziando problemi quali i margini non elevatissimi ed elevate difficoltà per tutti una serie di problemi, non ultime le problematiche regolamentari e del rispetto della sicurezza.

«Fossi in loro – aveva detto ancora l’ex amministratore delegato – ci penserei due volte. Noi prendiamo acciaio e lo trasformiamo in un’autovettura. Non hanno la minima idea di che cosa questo significhi». Per Apple sarebbe molto più sensato vendere “componenti”, intendendo con questo sistemi elettronici e software, ai produttori di automobili, che li acquisterebbero come si fa con i fari o gli pneumatici. Lo stesso Akerson sarebbe entusiasta di questa prospettiva: «quando ero CEO se ci fosse stata questa prospettiva, avrei firmato con loro senza pensarci un attimo. Gli avrei messo in mano l’infotainment e la connettività di ogni singola autovettura della GM».

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