Aziende come Alphabet, Amazon, Meta e Apple, Adobe e atre big della Silicon Valley sono ambite da molti professionisti in ambito tecnologico.
Sin da quando sono laureati molti professionisti non vedono l’ora di poter lavorare per una delle big tech USA; ma se hanno la possibilità di assumere, a quali aziende guardano scorrendo le esperienze nei curriculum dei potenziali candidati?
Uno studio di Switch on Business (una società di New York specializzata in contabilità) rivela che Google preferisce persone che hanno lavorato per Apple, una scelta a quanto pare reciproca: anche Apple, quando possibile, preferisce persone che arrivano da Google, ma anche con precedenti esperienze lavorative per Intel, Microsoft o Amazon.
Lo studio dimostra che nella Silicon Valley è finita l’era del “patto di non aggressione”, patto non scritto per non rubarsi i migliori talenti a vicenda, per il quale nel 2014 si era mosso il Dipartimento di Giustizia americano, allarmato di possibili violazioni alle leggi antistrust.
È noto che nel 2005 il fondatore di Apple, Steve Jobs, chiamò il co-fondatore di Google, Sergel Brin, minacciandolo di scatenare una “guerra”, se avesse continuato a reclutare dipendenti Apple. Si arrivò ad un patto di “no-poaching”, adottato anche da altre aziende ai danni dei loro dipendenti di punta.
A quanto pare l’intesa per non rubarsi i talenti a vicenda non è più in atto e la Silicon Valley e Apple potrebbe essere definita il reparto risorse umane al quale fa attualmente riferimento Google.
Altri dati interessanti che emergono dallo studio (qui i dettagli): più di un quarto degli attuali dipendenti di Meta ha lavorato per un altro gigante del mondo IT (15.527 persone), rispetto al solo 2,28% di IBM (6343 persone), che preferisce formazione e promozione interna. Google impiega più di 38.000 persone provenienti da altre aziende IT, Microsoft più di 27.000 dipendenti, Amazon quasi 19.000 e Apple quasi 17.000. Amazon, Google e Meta attingono principalmente nello “stagno” di Microsoft, che a sua volta attira ex dipendenti di IBM e Oracle.
Non sorprende Apple che cerca di attirare dipendenti Intel, considerando il sempre maggiore impegno nel settore dei chip e lo sviluppo (in ritardo) di un suo chip-modem.
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