Apple è prima nel lungo elenco di multinazionali USA che detengono grandi capitali in località offshore, paradisi fiscali in cui immense somme di denaro vengono fatte confluire per eludere le imposte. Oxfan – una confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo – ha pubblicato i dati delle cinquanta aziende statunitensi più potenti, che da prassi aprono attività gestite da controllate o presso sedi distaccate in paradisi fiscali al fine di dirottare i profitti e ridurre le tasse.
Il denaro trasferito in paradisi fiscali vale in pratica quanto il prodotto interno loro dell’Italia: 1.600 miliardi di dollari nel 2015, circa 1.500 miliardi di euro. Cinquanta grandi aziende statunitensi, secondo Oxfan, hanno 1.751 società controllate con sedi in località offshore. In un solo anno, tra il 2014 e il 2015, l’enorme quantità di denaro presente in questi paradisi fiscali, si è arricchita di 200 miliardi di euro. Con questi trucchi, le aziende in questione pagano in media il 25,9% di tasse invece del 35% previsto per le aziende USA: oltre ad Apple troviamo colossi del calibro di Pfizer, Goldman Sachs, GE, Chevron, Wal-Mart, Microsoft, IBM, Intel, Google e molte altre ancora.
L’organizzazione che si occupa di sviluppo evidenzia anche la pesante attività di lobbying: tra il 2009 e il 2015 le 50 società più ricche prese in esame hanno speso circa 2,5 miliardi di euro in attività di lobbying a Washington, mentre 325 milioni sarebbero stati investiti per fare pressioni su questioni fiscali. Oxfan evidenzia che non è solo un problema statunitense ma una pratica comune per moltissime multinazionali, ormai espertissime in elusione fiscale. Il report completo si scarica (in PDF) da questo indirizzo.