Importante aggiornamento, non solo funzionale, per Podcast. L’applicazione che permette di gestire i podcast rilasciata questa sera aggiunge una serie di novità di stampo funzionale, alcune delle quali molto richieste che dovrebbero contribuire ad attenuare le critiche che ancora oggi continuano a gravare su di essa, ma anche alcune che potremmo definire di carattere ideologico.
Tra quelle che cambiano il funzionamento dell’app c’è la possibilità di archiviare su iCloud le stazioni che ora vengono mantenute aggiornate su tutti i dispositivi. Possiamo anche creare una playlist On-The-Go con un elenco di puntate personalizzato, le playlist sincronizzate da iTunes vengono ora visualizzate nell’app Podcast e la vista “In riproduzione” è stata ridisegnata per offrire dei controlli di riproduzioni più facili da utilizzare. Apple cita anche la risoluzione di un errore relativo alla ripresa della riproduzione quando si tornava all’app e qualche miglioramento aggiuntivo per la stabilità e prestazioni.
Ma una novità altrattanto importante da segnalare è nell’interfaccia che perde alcuni degli elementi scheuomorfici che erano stati al centro di critiche sia da parte di alcuni utenti che, pare, anche di dirigenti di Apple. Spariscono i due rulli a nastro che simulavano i registratori degli anni ’60 e i corrispondenti tasti in stile. Ora Podcast ha un sistema di controllo più lineare e simile ad iTunes.
L’addio a questi dettagli potrebbe essere il primo effetto dell’uscita da Apple di Scott Forstall che (con Steve Jobs) era un sostenitore di questi barocchismi dell’interfaccia che puntano a rendere “analogico” il digitale, e un primo segno della presa di responsabilità di Jonathan Ive che ora ha in carico l’interfaccia umana di Apple ed è decisamente contro questa semantica visiva.
Ive un purista dello stile e un fiero sostenitore del minimalismo, secondo alcune fonti, sarebbe arrivato allo scontro con Forstall proprio intorno al costante appesantimento dell’interfaccia umana dei sistemi operativi Apple che sono divenuti nel tempo inutilmente didascalici aggiungendo elementi spesso privi di significato per un grande numero di utenti.