L’1 maggio Apple ha presentato una mozione al Northern District della California, accusando Samsung di aver volontariamente distrutto alcuni documenti che avrebbe dovuto invece obbligatoriamente consegnare come prove in un processo. L’atto è definito “spoliation of evidence” nel linguaggio giuridico statunitense: si tratta, in altre parole, del rifiuto intenzionale o il voler volutamente nascondere o alterare prove rilevanti in un procedimento legale.
Samsung non sarebbe nuova a operazioni di questo genere: a marzo di quest’anno nel corso di un raid a sorpresa delle autorità coreane che indagavano su un cartello tra produttori e operatori della telefonia mobile, alcune guardie di sicurezza avrebbero bloccato alcuni funzionari mentre un computer di un dipendente veniva inizializzato e sostituito, tutto sotto l’occhio vigile di alcune videocamere di sorveglianza. In un altro caso che ha visto coinvolta Samsung e la società Mosaid Tecnologies, è stato mostrato come l’azienda sucoreana ha cancellato, nel corso di una disputa, le mail dei computer in custodia, nonostante avrebbe dovuto obbligatoriamente conservarle come prove.
Samsung avrebbe dunque usato lo stesso sistema a detta degli avvocati di Apple, eliminando alcuni documenti e prove ritenute evidentemente importanti e che aveva invece l’obbligo di conservare. Tra i documenti che sarebbero stati cancellati anche la roadmap con le strategie da utilizzare per contrastare Cupertino (“Korean roadmap iPhone countermeasures”). Alle accuse. il big sudcoreano dovrebbe rispondere entro il 15 maggio ma ha già domandato un rinvio fino al 10 luglio, chiedendo tempo per rispondere alle imputazioni. Un primo incontro tra le parti dinanzi alla Corte è fissato per l’11 luglio. Un incontro a porte chiuse tra Apple e Samsung è per la cronaca in programma il 21 e il 22 maggio.
[A cura di Mauro Notarianni]