Apple ha citato in giudizio Qualcomm. L’azione è legata alle indagini antitrust per la violazione delle regole in difesa della concorrenza che in Corea del Sud hanno portato la Korean Fair Trade Commission (KFTC) a multare Qualcomm per circa 815 milioni di euro e fa seguito alla citazione in giudizio della FTC statunitense per pratiche monopolistiche e anti concorrenziali. La multa dell’antitrust coreano è arrivata al culmine di indagini avviate nel 2014 per la raccolta di royalty “discriminanti” in merito allo sfruttamento dei brevetti sulle tecnologie di comunicazione.
Apple accusa il produttore di chip di pratiche commerciali sleali, aumento ingiustificato dei prezzi nella distribuzione ed estorsione nei mercati. Secondo i legali della Mela, Qualcomm avrebbe usato il suo “potere monopolistico” violando le regole per l’uso dei brevetti secondo i termini FRAND (fair, reasonable, and non-discriminatory, equi, ragionevoli e non discriminatori) applicando pesanti oneri su brevetti che sono considerati essenziali e standard nel settore delle comunicazioni via cellulare. Qualcomm avrebbe, di fatto, costretto i produttori ad acquistare i suoi chip baseband in esclusiva precludendo ai concorrenti di entrare nel business con pratiche e accordi anti concorrenziali.
Apple sarebbe stata per anni costretta a pagare pesanti commissioni sui brevetti sin dal 2007 con l’arrivo del primo iPhone; quando Cupertino è passata a chip di Infeneon (ora Intel) Qualcomm ha continuato a chiedere diritti di licenza. La questione royalty è peggiorata nel 2011 con l’arrivo degli iPhone con supporto alle reti CDMA, tecnologia dominata dai chipset di Qualcomm. Anziché concedere licenze d’uso direttamente ad Apple, Qualcomm si sarebbe segretamente accordata piccoli produttori a contratto. Non avendo alcun potere contrattuale, questi ultimi sarebbero stati costretti a pagare “esorbitanti” royalty tralasciando i termini FRAND e caricando le spese su Apple. La pratica non era conosciuta da Apple e questa avrebbe in vari casi pagato con costi aggiuntivi ignorando le spese di licensing pagate dai produttori in questione.
Lo scorso anno Apple ha cercato, senza successo, di negoziare accordi di licensing diretti al termine di contratti specifici che scadevano nel 2016. Tra le accuse a Qualcomm, la litigiosa strategia commerciale con trattative in larga parte fallimentari. Apple chiede i danni, 1 miliardo di dollari per indennizzi, la restituzione delle royalty non pagate secondo i termini FRAND, lo svincolo dal pagamento di alcuni brevetti sulla telefonia cellulare o, in alternativa, l’assegnazione di pagamenti equi delle royalty, secondo le regole FRAND.
Pesanti e dirette le accuse di Apple. «Mentre noi innoviamo con tecnologie come Touch ID, schermi migliori e fotocamere avanzate – si legge in una dichiarazione – più loro raccolgono denaro senza motivo e più diventa difficile per noi finanziare queste innovazioni. Qualcomm ha costruito il suo business su vecchie tecnologie, ma rafforza la sua presenza sul mercato con richieste per royalties eccessive e tattiche di esclusione della concorrenza. Qualcomm ricarica sulle nostre spalle costi fino a cinque volte il totale degli altri partner che ci forniscono prodotti e tecnologie in licenza»
Qualcomm non è estranea ai rapporti con le autorità antitrust: nel 2016 è stata multata per 850 milioni di dollari in Corea del Sud; a febbraio dello scorso anno ha dovuto pagare quasi un miliardo in Cina; in Europa è andata meglio con un non luogo a procedere per indagini chiuse nel 2009.