Alla fine l’ha spuntata Apple: abilitando i pagamenti in-app coi sistemi di terze parti per App Store in Corea del Sud starebbe rispettando la legge attualmente vigente nel Paese, ma con modalità che mettono il suo servizio in posizione di vantaggio rispetto alla concorrenza.
La vicenda è cominciata lo scorso agosto, quando il governo sudcoreano approvò una legge contro l’obbligo imposto agli sviluppatori di usare i sistemi di pagamento di proprietà dei gestori degli App Store. Apple tentò di impugnare il provvedimento, ma alla fine per continuare a distribuire app e servizi nel Paese ha dovuto accettare di rispettare la legge.
L’unico punto in cui il colosso di Cupertino ha in parte ceduto è stato quello di ridurre la commissione che viene addebitata per tutte le transazioni che passano al di fuori del sistema di acquisti di Apple. Normalmente è del 30%, mentre per le app che usano sistemi di pagamento terze parti in sarà del 26%, uno sconto che non è stato comunque ritenuto sufficiente dalla Corea del Sud.
Eppure le cose, almeno per adesso, non cambieranno. Gli sviluppatori che desiderano abilitare i sistemi di pagamento alternativi dovranno sviluppare una nuova versione delle loro app esclusivamente rivolta all’App Store sudcoreano, e in quel caso Apple sconterà loro le commissioni del 4% ma al contempo inserirà anche una serie di limitazioni che alla fine dei conti potrebbero lasciar preferire agli utenti il suo sistema di pagamento.
Ad esempio alcune funzioni come Chiedi di acquistare e In famiglia non saranno disponibili, inoltre Apple non si assumerà alcuna responsabilità per la gestione degli abbonamenti o per i rimborsi. Non solo: le app saranno obbligate a notificare all’utente che sta pagando tramite un sistema alternativo che non è supportato da Apple.
Attualmente in Corea del Sud ci sono quattro fornitori di servizi di pagamento qualificati da Apple: KCP, Incis, Toss e NICE. Se uno sviluppatore desidera utilizzarne un altro, dovrà compilare uno specifico modulo di richiesta e attendere che sia verificato da Apple. La Corea del Sud è il secondo paese in cui Apple ha dovuto aprire le porte ai pagamenti di terze parti sull’App Store: il primo è l’Olanda, che lo permette da qualche settimana, ma solo per le app di appuntamenti.
Da quando Epic Games ha citato in giudizio Apple per aver rimosso il suo gioco Fortnite dall’App Store perché spostava gli acquisti al di fuori del negozio, Cupertino è stata sottoposta a una serie di pressioni in tutto il mondo. L’anno scorso il giudice Yvonne Gonzalez Rogers ha emesso una ingiunzione permanente tramite cui si impedisce ad Apple di vietare agli sviluppatori l’indirizzamento verso pagamenti di terze parti.
Apple ha presentato ricorso per ritardare l’attuazione di queste modifiche, ma l’appello è stato respinto. Ci sono anche alcuni disegni di legge antitrust che mirano ad approvare legislazioni che obbligherebbero Apple a consentire il sideload delle app su iOS, ribaltando persino l’uso obbligatorio di WebKit.