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App Store, la commissione EU insiste sull’abuso di posizione dominante

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Apple dovrebbe ricevere a breve una nuova lettera poco gradita dalla Commissione Europea. A riferirlo è Reuters spiegando che la commissione guidata da Margrethe Vestager sta preparando una “versione rinforzata” di comunicazioni già contestate alla Mela nel maggio 2021 riguardo a presunti abusi della propria posizione di controllo sulla distribuzione delle app per lo streaming musicale, al fine di favorire Apple Music.

Indagini sulla quesitone erano state avviate nel giugno del 2020 dopo una denuncia di Spotify, aziende in competizione con Apple sul mercato della musica in streaming.

Alla Mela è contestata la commissione che varia dal 15% al 30% chiesta ai fornitori di servizi di streaming sugli abbonamenti, tutto iniziato da una denuncia per concorrenza sleale presentata da Spotify nel 2019.

Apple aveva risposto punto per punto alle accuse, dichiarando che per anni Spotify ha tratto enormi vantaggi dall’ecosistema App Store, accrescendo ed espandendo il proprio business, ed ora pretende di farlo senza dare nulla in cambio. Cupertino ha precisato inoltre che la commissione è del 30% solo per il primo anno e che poi si riduce al 15%, un dettaglio non menzionato dal servizio di musica in streaming.

La commissione europea tiene ancora sotto osservazione Apple Pay
Margrethe Vestager

La nuova comunicazione evidenzia quelle che dovrebbero essere ulteriori prove contro Apple (rafforzando così i sospetti della Commissione) anche se l’indagine non è terminata; quanto contestato non dovrebbe influenzare in alcun modo l’esito, ma l’impressione è che le cose su questo versante non si stiano mettendo bene per Apple.

A cambiare tutte le carte in tavole penserà ad ogni modo il Digital Markets Act (DMA) – l’insieme di norme che arriveranno all’inizio del prossimo anno e dovrebbero “garantire mercati digitali equi e aperti”, elemento che comporta per i “gatekeeper” (le piattaforme che esercitano una funzione di controllo dell’accesso) vari obblighi, incluso il divieto di riservare ai propri servizi e prodotti un trattamento favorevole in termini di classificazione rispetto a servizi o prodotti analoghi offerti da terzi sulla loro piattaforma.

I gatekeeper dovranno inoltre rendere i propri servizi interoperabili per i terzi, consentire agli sviluppatori di soluzioni di terze parti di promuovere la loro offerta e concludere contratti con clienti al di fuori della piattaforma. Google non ha aspettato, consentendo agli sviluppatori di sfruttare già ora sistemi di pagamento alternativi nelle app distribuite in Europa.

Per tutti gli articoli di macitynet che parlano di Apple Music e Spotify si parte dai rispettivi collegamenti.

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