Gli utenti dell’App Store sono clienti come tutti quelli di altre aziende e se un po’ tutti lamentano un calo nelle vendite al dettaglio (per via di aumenti maggiori su vari beni), lo stesso a quanto pare si registra anche nei servizi. Morgan Stanley stima un calo nelle vendite sia sull’App Store di Apple, sia sul Play Store di Google, indicando dati rispettivamente di -5% e -7% a settembre.
Per lo store di Apple è la più grande contrazione mensile di sempre, almeno secondo i dati elaborati da Sensor Tower. I mercati di Stati Uniti, Canada e Giappone sono quelli dove si è avvertito di più il calo, e probabilmente lo stesso accadrà in Europa, soprattutto ora, visto che a partire dal 5 ottobre sono previsti aumenti di prezzi per app, acquisti in-app.
Apple ottiene un ricavo che può essere del 15% o del 30% (secondo il tipo di sviluppatore e servizio proposto sull’App Store), una “tassa” che però consente a milioni di sviluppatori di beneficiare dello store di Apple, con consumatori che non devono preoccuparsi di sistemi di pagamento, fatturazione, gestione carte, ecc.
I servizi di Apple sono sempre stati visti dagli investitori come un elemento nevralgico per l’azienda e il trimestre che si è concluso a giugno ha visto un incremento dai servizi del 12% con entrate pari a 19,6 miliardi di dollari. Secondo Morgan Stanley i consumatori hanno cominciato a ridurre le spese superflue, e a farne le spese sono ovviamente anche app e acquisti in-app di App Store e simili.
Il calo nelle entrate dell’App Store avrà ripercussioni sui risultati trimestrali di Apple? Lo sapremo il 27 ottobre, giorno nel quale saranno presentati i risultati finanziari del quarto trimestre dell’anno fiscale 2022 (terminato il 25 settembre).