Apple a quanto pare ha accettato di mostrare un avviso quando si attiva un nuovo dispositivo in Russia, permettendo all’utente di consentire l’installazione di app approvate dal governo, in conformità a quanto previsto da una nuova legge dal Ministero per gli Affari Digitali.
A riferirlo è Macrumors, che a sua volta cita il sito Vedomosti. Stando a quanto riporta quest’ultimo, citando una fonte presso il ministero, Apple ha stretto un accordo con il governo che prevede la visualizzazione di un messaggio quando si configura un nuovo dispositivo in Russia , offrendo la possibilità di preinstallare un elenco di app approvate dal governo; gli utenti, se lo desiderano, possono rifiutare l’installazione di alcune app.
La nuova legge è un emendamento all’esistente legislazione “sulla tutela dei consumatori” che richiede la pre-installazione di alcuni software per tutti i dispositivi venduti in Russia, inclusi smartphone, tablet, laptop, computer desktop e smart TV. Tra i software preinstallati che il sistema propone ci sono: antivirus, app cartografiche, app per social media e altre di “servizio pubblico” per pagamenti e servizi con le pubbliche amministrazioni.
Un portavoce di Apple ha riferito al sito Vedomosti che, a partire dal 1° aprile, “agli utenti verrà offerta la scelta delle applicazioni di sviluppatori russi”, un elenco dal quale è possibile scegliere quali avere su iPhone e iPad. Inoltre, Apple è in trattativa per implementare una specifica sezione sull’App Store russo, al fine di promuovere app sviluppate in loco.
Il Ministero per gli Affari Digitali assicura che non mira alla creazione di una sua posizione dominante con l’elenco delle app pre-installate e riferisce che altre app di particolare interesse per la popolazione potranno essere aggiunte in seguito alla lista.
Nel dicembre del 2019, quando si era diffusa la notiza della nuova legge che rende obbligatoria l’installazione di software Made in Russia su smartphone, computer e smart TV, un portavoce della multinazionale di Cupertino aveva riferito che l’obbligo di app terze parti preinstallate equivaleva al Jailbreak e avrebbe potuto rappresentare una minaccia di sicurezza.