Apple lo vieta categoricamente, ma c’è chi se ne infischia e aggira le sue regole sulla privacy a discapito dell’utente: secondo le indiscrezioni molte app per iPhone venderebbero la posizione registrata dal dispositivo a intermediari interpretando a proprio vantaggio le regole della multinazionale di Cupertino.
Anni fa, per gli intermediari interessati a questo genere di dati era pratica comune creare un SDK (kit di sviluppo software, ndr) da distribuire agli sviluppatori per consentire loro di aggiungere facilmente alle proprie applicazioni quelle funzioni più comunemente richieste. Il problema era che questi SDK raccoglievano anche i dati degli utenti, inclusi appunto quelli sulla posizione, che poi tali intermediari rivendevano alle aziende all’insaputa dei malcapitati.
L’anno scorso Apple ha bloccato questi SDK e ha chiesto gli sviluppatori di includere le famose etichette sulla privacy tramite cui devono necessariamente rivelare agli utenti quali dati raccolgono le loro app e con quale fine. Il punto debole di questo cambiamento è che non è stato introdotto nessun obbligo: Apple ha deciso di fidarsi degli sviluppatori puntando sulla loro onestà, e come notato dal Washington Post l’anno scorso, molti di questi sono tutt’altro che leali.
Secondo un rapporto pubblicato su The Markup, molte applicazioni continuano a vendere i dati sulla posizione dell’utente agli intermediari, e non potendo farlo usando l’SDK lo fanno facendo balzare queste informazioni da un server all’altro. Un’operazione “in piena regola” perché – dicono – stanno semplicemente basando questo comportamento su una frase, apparentemente innocua, che Apple riporta nelle sue politiche sulla privacy: quella cioè tramite cui l’azienda richiede alle app di rivelare quali dati stanno raccogliendo, ma senza specificare a chi li stanno vendendo. Così gli sviluppatori scrivono soltanto che «condividono i dati con i partner» e il gioco è fatto.
Basta quindi che ci sia un accordo tra lo sviluppatore e l’intermediario per far sì che ciò accada, senza dover installare software o cambiare il codice dell’app in qualche modo. Essendo così una pratica che serpeggia al di fuori dell’App Store, oltre ad essere difficile da scovare starebbe diventando sempre più comune, anche perché gli intermediari pagano bene. In una email inviata a uno sviluppatore di app, uno di questi intermediari che collabora con la società SafeGraph scrive che l’azienda è disposta a pagare da 12.000 dollari a un milione di dollari l’anno per l’invio dei dati sulla posizione.
Invece secondo Facebook le nuove regole di Apple su privacy, raccolta dati utente e pubblicità, hanno gravi ripercussioni sul suo business pubblicitario. Tutti gli articoli di macitynet che parlano di privacy sono disponibili da qui.