Nel corso dell’ultima conferenza BUILD, Microsoft ha annunciato una serie di kit di sviluppo (SDK) per aiutare gli sviluppatori a migrare il codice sviluppato per Android e iOS a Windows 10. Sono stati annunciati in particolare quattro toolkit che dovrebbero rendere più facile il compito degli sviluppatori che vogliono portare il proprio codice per il Web, .NET, Win32, iOS e Android nel Windows Store con modifiche minime del codice. I programmatori possono iniziare con una base di codice già esistente per Android o iOS, integrare le funzionalità della piattaforma Windows e distribuire la loro nuova applicazione tramite Windows Store.
ArsTechnica si chiede se tutto ciò sia realmente un bene ricordando come anche IBM negli anni ’90 proponeva OS/2 come un “Windows migliore di Windows” evidenziando la possibilità di far girare applicazioni Windows 3.x, e come anche BlackBerry 10 abbia alla fine incluso il supporto alle app Android, ma senza i risultati sperati in entrambi i casi e come anzi, la disponibilità di questi strumenti si sia trasformata in un boomerang, eliminando gli incentivi che dovrebbero permettere agli sviluppatori di lavorare direttamente con la piattaforma nativa. Perché questi dovrebbero preoccuparsi della piattaforma nativa, scrivendo app dedicate, sapendo di poter eseguire il porting delle app quando e se eventualmente necessario? Oltretutto è più conveniente per loro lavorare solo sulle piattaforme mobile più diffuse e solo dopo eseguire il porting. Il rischio è che non arriverà mai nulla di veramente nuovo sui dispositivi mobili di Microsoft.
IBM pubblicizzava OS/2 come perfetto per eseguire le applicazioni a 16 bit per Windows 3.0/3.1; nel frattempo Microsoft incoraggiava gli sviluppatori a sfruttare i 32 bit supportati da Windows 95, lasciando OS/2 a un mercato di nicchia e un certo punto senza più la possibilità di eseguire applicazioni nuove per il sistema di Redmond. Un rischio simile potrebbe accadere di nuovo con Windows e le app Android/iOS, per fortuna di Microsoft in parte limitato dall’eccesiva frammentazione della piattaforma Android che costringe gli sviluppatori a supportare anche sistemi operativi datati.