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Come sono nate le API di Apple e Google per il tracciamento dei contatti

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Il 10 aprile Apple e Google hanno annunciato di avere unito le forze per trovare soluzioni alla pandemia di COVID-19, dando il proprio contributo creando strumenti tecnologici che possono essere di aiuto per combattere il virus e salvare vite umane. Le due aziende hanno fatto sapere di stare lavorando insieme per rendere possibile l’utilizzo della tecnologia Bluetooth per aiutare governi e autorità sanitarie a contenere i contagi, promettendo il “pieno rispetto della sicurezza e della privacy degli utenti”.

CNBC riferisce com’è nata l’idea delle API di contact tracing frutto della collaborazione tra Apple e Google. La Mela stava già lavorando su un suo progetto, idea inizialmente sviluppata da un piccolo gruppo di dipendenti che a marzo avevano cominciato a raccogliere idee su una soluzione per impedire la diffusione dei contagi da COVID-19.

CNBC riferisce di un lavoro di sviluppo veloce rispetto ai tempi tipici di Apple, con i dipendenti della Mela che si erano posti l’obiettivo di creare un sistema di contact tracing decentralizzato (senza bisogno di server ai quali fare riferimento) con l’uso del Bluetooth in background ma senza consumare troppo la batteria e con particolare attenzione sulla privacy.

Il team di sviluppo ha da subito pensato ad una soluzione con meccanismi opt-in (l’utente deve esplicitamente esprimere il proprio consenso all’uso dell’app e dei suoi servizi), inviando avvisi ad altri utenti con i quali si è stati in contatto, anziché ricorrere a sistemi centralizzati controllati dai governi o altre autorità.

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Il progetto è piaciuto e man mano sono arrivati in aiuto altri sviluppatori che hanno volontariamente deciso di dare una mano. Nel frattempo anche i dipendenti di Google stavano lavorando a qualcosa di simile, e alla fine i membri dei team di Apple e Google si sono messi in contatto e deciso che era meglio per tutti offrire una soluzione comune.

Nel giro di poche settimane, riferisce CBNC, sul progetto di Apple, nome in codice “Bubble” – si sono ritrovati a lavorare decine di dipendenti, con il supporto a livello dei dirigenti di due sponsor: Craig Federighi, il vice presidente senior responsabile software engineering, e Jeff Williams, lo chief operating officer dell’azienda e il di-fatto capo del settore medicale. Alla fine del mese, Google è ufficialmente “salita a bordo”, e una settimana dopo i due CEO dell’azienda, Tim Cook e Sundar Pichai, si sono incontrati virtualmente per dare la loro approvazione finale al progetto.

Il software al quale ora Apple e Google fanno riferimento come sistema per la “notifica alle esposizioni”, anziché tracciamento dei contatti, dovrebbe essere rilasciato l’1 maggio. Nelle ultime settimane i dipendenti delle due aziende hanno lavorato notte e giorno e nei weekend per integrare migliorie con i riscontri di terze parti. Non sono mancate le critiche di chi è scettico a prescindere nel lavorare con i due big del settore ma c’è anche chi, come la Germania, ha fatto dietrofront e ha deciso di adottare la soluzione di Apple-Google, ritenuta più sicura rispetto a meccanismi centralizzati.


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