L’Antitrust americano esaminerà l’acquisizione dei brevetti Nortel nel campo delle comunicazioni cellulari, per valutare se il consorzio guidato da Apple ha operato per creare una situazione anticompetitiva in maniera tale da danneggiare Google. L’intervento dell’organismo americano che opera nel settore della difesa del libero mercato e della concorrenza non stupisce; il suo ingresso sulla scena di quella che si è configurata fin da subito come una situazione dove l’antritrust e gli avvocati avrebbero avuto l’ultima parola era stato previsto fin da subito da diversi osservatori.
L’antitrust cercherà di valutare se Apple, Microsoft e RIM, si sono accordate tra loro per versare in solido 4,5 miliardi di dollari per acquistare dalla vendita susseguente il fallimento di Nortel per reale interesse sui brevetti o se invece questa azione portata avanti stranamente in solido tra i tre principali avversari sul mercato delle comunicazioni cellulari del Nord America non sia semplicemente una sorta di “conventio ad excludendum” per far fuori Google che era pure interessata ad acquisire quei brevetti al fine di proteggersi da possibili attacchi legali sulla piattaforma Android.
Il sospetto, come sottolinea il Washington Post, è che i brevetti Nortel “che toccano praticamente ogni aspetto delle telecomunicazioni e mercati ad esso tangenti come la ricerca di Internet e il social networking” non siano stati giudicati interessanti in sé, ma solo come arma per battere la rivale e metterla in difficoltà sul piano legale. A quel punto, se si dimostrerà che la strana alleanza avrà speso cinque volte quello che ha offerto inizialmente Google (e tre volte il valore di mercato) per quello stesso portfolio di brevetti per cercare di mettere fuori dal gioco “Big G” e solo per alzare un ostacolo contro la rivale, magari rivendendo i brevetti a qualche cosiddetta patent troll che a sua volta si scaglierà contro Google, l’acquisto potrebbe essere messo in discussione.