Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sta indagando su Apple in seguito a lamentele di alcuni sviluppatori per la funzionalità “Accedi con Apple”.
A riferirlo è il sito The Information spiegando che sempre più app per iPhone offrono l’opzione che consente di accedere a servizi di terze parti utilizzando l’ID Apple già in possesso dell’utente, un metodo di autenticazione veloce che permette di evitare di registrarsi ogni volta da zero indicando nome, cognome, mail e altri dettagli usando le varie app che si installanno sui dispositivi.
Oggetto del contendere è il modo con il quale Apple ha implementato l’opzione in questione, obbligando gli sviluppatori a offrire l’opzione “Accedi con Apple” se offrono la possibilità di accedere con meccanismi simili di aziende quali Google, Facebook e Twitter.
Cupertino evidenzia che la possibilità di usare “Accedi con Apple” permette di configurare un account utilizzando il proprio ID Apple, senza bisogno di usare account di un social network né compilare moduli o scegliere un’altra nuova password. Rispetto ad altre funzionalità simili, quella di Apple è progettata per garantire il rispetto della privacy e consentire di tenere sotto controllo le informazioni personali.
Lamentele degli sviluppatori hanno portato ad indagini da parte dell’ente del governo statunitense in materia di antitrust. Il Dipartimento di Giustizia USA indaga l’uso del pulsante “Accedi con Apple” e “altre regole imposte dall’App Store che rendono difficile per gli utenti passare ad un dispositivo di un diverso produttore”.
Le indagini mirano a verificare il controllo di Apple su App Store, le commissioni richieste agli sviluppatori, lamentele su restrizioni relative all’uso di funzionalità di localizzazione e altre metodologie di tracciamento alle quali le app di Apple non sono soggette.
Fred Sainz, un portavoce della Casa di Cupertino, non ha rilasciato commenti in merito all’indagine antitrust, m ha riferito che le funzionalità di “Accedi con Apple” consentono di registrarsi tenendo conto di meccanismi incentrati sulla privacy, un sistema di accesso alternativo a quelli offerti da altre aziende che consentono di accedere ad app e servizi di terze parti.
Il Dipartimento di Giustizia non ha ancora deciso se intraprendere azioni contro Apple e per la decisione in questione potrebbero essere necessari mesi. Anche Facebook e Google sono oggetto di indagini antitrust per lo stesso motivo e allo scopo sono state già intraprese azioni legali.
Lo scorso anno l’agenzia antitrust aveva avviato un’indagine per le commissioni dell’App Store e policy di quest’ultimo che hanno portato a indagare su Apple, Google. Facebook e Amazon, aziende che in alcuni casi esercitano “quel tipo di monopolio che vedemmo nell’era dei baroni del petrolio e dei magnati delle ferrovie” (parole indicate in un report sulla questione).
Una sottocommissione parlamentare ha presentato un rapporto di 450 pagine, evidenziando i risultati di molteplici audizioni (inclusi i colloqui con i CEO delle aziende in questione), interviste a sviluppatori e l’analisi di oltre 1,3 milioni di documenti. Dal report erano emerse raccomandazioni per nuove normative antitrust, concentrandosi sulla promozione della concorrenza leale nei mercati digitali, con il rafforzamento delle leggi in materia fusioni e monopolizzazioni, e nel ristabilire una vigorosa politica di sorveglianza e controllo dell’attuazione delle normative antitrust.