La distribuzione della musica in formato MP3 e per di più priva di limitazioni per copia e diffusione, è una di quelle ipotesi che le principali case discografiche hanno sempre evitato. In realtà agli occhi delle major, la rivoluzione della musica senza DRM è sempre sembrata una sorta di dichiarazione di suicidio per il lucrativo (soprattutto in passato) mercato della musica distribuita tramite le vie tradizionali.
Da qualche tempo a questa parte però le vendite di CD diminuiscono di anno in anno, mentre le major discografiche attendevano con curiosità e speranza i risultati dei pionieri della distribuzione digitale via Internet, in primis Apple iTunes Music Store.
Ora il quadro è diventato più chiaro: le vendite di CD calano in modo preoccupante, mentre la distribuzione digitale registra tassi di crescita a due cifre, ma comunque insufficienti per colmare la voragine che porta il nome di filesharing.
Per tutte queste ragioni all’annuale incontro del Midem, convegno che vede partecipare l’intera industria musicale mondiale, le dichiarazione di diversi rappresentati e dirigenti delle major sembrano per la prima volta indicare un cambio di rotta, impensabile sono fino a pochi mesi or sono.
“Tutte le più importanti case discografiche sono dibattute tra i vantaggi e gli svantaggi della distribuzione in formato MP3 prive di qualsiasi tipo di restrizione.” La frase è indicativa dell’incredibile mutazione di scenario, soprattutto sapendo che è stata pronunciata da John Kennedy capo della Federazione Internazionale dell’Industria Fonografica.
Ancora: “Possiamo distribuire i nostri prodotti privi di limitazioni per la tutela del diritto d’autore (DRM) proprio come desiderano i consumatori e, ciò nonostante, continuare a generare ricavi ingenti”. Questa volta a parlare è Gary Shapiro, presidente della Consumer Electronics Association, aggiungendo infine “che sentiremo parlare di questo sempre più spesso.”
La diatriba vede da una parte le case discografiche che contano sulle protezioni DRM come unica soluzione, almeno fino a oggi, per tutelare gli interessi di artisti e detentori dei diritti d’autore. Dall’altra parte i consumatori, che vedono nelle protezioni DRM un intralcio indesiderato e fastidioso che spesso limita in modo consistente la fruibilità della musica acquistata legalmente.
La soluzione che si prospetta è quella di provare strade alternative, come per esempio la distribuzione gratuita di un numero limitato di brani, privi di protezioni, tramite Web, con la speranza di creare pubblicità e ricavi futuri per nuovi album completi. Questa è la scelta delle etichette indipendenti che da tempo distribuiscono liberamente canzoni degli emergenti per evidenti ragioni di marketing.
Ma le case discografiche stanno valutando anche altre alternative, come quella di distribuire MP3 senza DRM su base di un canone di abbonamento fisso oppure ancora, di distribuire i brani collegando l’ascolto e il download a forme nuove di pubblicità . Quest’ultima ipotesi sembra quella più innovativa, e certo lo è quando a considerarla sono proprio le major. In realtà non si tratta altro che di una trasposizione a Internet e siti Web di quanto avveniva e avviene ancora oggi sulle tradizionali radio FM, in cui l’ascolto gratuito e magari anche la registrazione dei brani, avvengono in cambio di un tacito assenso per l’ascolto dei numerosi messaggi promozionali.
Secondo Rob Glaser di RealNetworks gli acquisti di musica privi di DRM sono un’idea in ascesa i cui tempi sono maturi: “Succederà in un periodo compreso tra l’anno prossimo e da qui a cinque anni, ma è molto più probabile che accadrà in uno o due anni.”
Nel frattempo le sperimentazioni e i primi nemmeno troppo timidi tentativi sono già cominciati:
EMI ha comunicato pochi giorni fa che offrirà lo streaming gratuito di musica sul sito Baidu.com. Si tratta del portale più utilizzato per le ricerche in Cina dove il 90 per cento della musica è piratato. L’accordo EMI-Baidu prevede inoltre la sperimentazione di servizi di download di musica sostenuti da inserizioni pubblicitarie.
VirginMega e FNAC la settimana scorsa hanno comunicato che venderanno tracce musicali (ben 350 mila titoli) di etichette indipendenti prive di DRM, sostenendo inoltre che le limitazioni imposte dai DRM sono una vera spina nel fianco per i consumatori.
L’esperimento di Yahoo che nel corso del 2006 ha offerto alcuni brani di Norah Jones, Jessica Simpson, Jesse McCartney e Relient K privi di DRM, sarà replicato anche quest’anno. L’annuncio è stato fatto da David Goldberg, a capo di Yahoo Music durante il Midem. Due delle principali etichette, Sony BMG e EMI hanno dato il via libera all’esperimento nel 2006.
Il gigante delle vendite online Amazon sta valutando di cominciare un servizio di download per la musica, anche questo senza DRM, una notizia riportata da MusicWeek il 6 gennaio.
Leggendo i commenti dei rappresentati delle major musicali e osservando le sperimentazioni in corso, sembra proprio che stia per realizzarsi l’antico sogno della musica gratuita o a costi prossimi a zero. à’ difficile stabilire ora come e quanto cambierà il panorama di distribuzione della musica ma una cosa è certa: finalmente anche i colossi devono riconoscere i cambiamenti in atto e scendere a compromessi con il Web.
Anche se si trattasse semplicemente di un riconoscimento tardivo dell’inutilità pratica e quindi del fallimento della musica protetta con DRM, se non altro per una volta ne beneficeremo tutti sia per la riduzione delle limitazioni dei DRM, sia per la disponibilità di musica legale gratuita e distribuita nell’ormai universale formato MP3.
[A cura di L. M. Grandi]