Sono passati esattamente sei anni dall’apertura dell’App Store, quando finalmente Steve Jobs acconsentì che sviluppatori di terze parti potessero distribuire in un negozio dedicato app per iPhone diverse da quelle di serie. L’App Store è così popolare che è difficile immaginare l’iniziale scelta di Cupertino: il supporto delle sole applicazioni di serie e alle “web app”, applicazioni accessibili esclusivamente dal browser, con limitazioni in termini di performance e possibili funzionalità
Jobs, inizialmente aveva opposto resistenza al permettere a sviluppatori di proporre proprie app: non voleva che terze parti creassero applicativi per iPhone che potessero generare malfunzionamenti, infetterlo con malware inquinare la sua integrità. Come raccontato nella biografia di Isaacson dedicata a Jobs, uno dei consiglieri che fecero in proposito più pressione su Jobs è stato Art Levinson, membro del consiglio di amministrazione della Casa di Cupertino. “Gli telefonai decine di volte per fargli capire il potenziale delle app” racconta. “Se la Apple non lo avesse consentite, anzo, incoraggiate, lo avrebbe fatto un altro produttore di smartphone, accaparrandosi un vantaggio competitivo”. Anche capo del marketing, Phil Schiller, era d’accordo. “Non riuscivo a credere che potessimo aver inventato una cosa potente come l’iPhone e non fossimo disponibili ad autorizzare terze parti a sviluppare migliaia di app” ricorda. Jobs inizialmente rifiutò di discuterne, in parte perché aveva la sensazione ce il suo team non avesse l’ampiezza di vedute necessarie per immaginare la complessità implicita nella gestione degli sviluppator. Voleva che si concentrassero. “Non voleva che se ne parlasse” ricorda Schiller. Ma non appena l’iPhone fu commercializzato, divenne disponibile a partecipare alla discussione”. “Ogni volta che se ne parlava, Steve sembrava essere un po’ più aperto” ricorda Levinson. Ci furono discussioni a ruota libera nel corso di quattro consigli di amministrazione. Jobs riuscì a capire che c’era un modo per ottenere il meglio dei due mondi: avrebbe permesso a terzi di sviluppare app, ma avrebbero dovuto rispettare standard molto severi, verificate e approvaye dalla Apple e vendute esclusivamente su iTunes. Un meccanismo per avere un controllo sufficente a garantire l’integrità dell’iPhone e la semplicità dell’esperienza del consumatore.
Quando la Casa della Mela decise di rilasciare l’iPhone Software Development Kit e aprire una piattaforma dedicata, i risultati superarono da subito le più rosee previsioni. Solo durante il primo fine settimana della disponibilità dell’App Store, gli utenti iPhone e iPod touch avevano scaricato già oltre 10 milioni di applicativi. “Un gran botto, un numero incredibile di applicativi scaricati in appena 3 giorni” disse Steve Jobs. I numeri spiazzarono i concorrenti e trasformarono il negozio online in un fenomeno, tanto che il termine “app store” è poi diventato una dicitura comune, per riferirsi a qualsiasi servizio simile a quello lanciato in precedenza da Apple (la casa della Mela ha più volte tentato di difendere l’esclusiva del termine “App Store” senza però riuscirci).
Il 14 luglio del 2008 Apple comunicò che gli applicativi nativi disponibili sull’App Store erano 800, oltre 200 di questi offerti gratuitamente e oltre il 90 percento venduti ad un prezzo inferiore ai 10$. A settembre dello stesso anno i download toccarono oltre i 100 milioni, le applicazioni erano diventate nel frattempo oltre 3000, 600 delle quali gratuite. I numeri cresceranno sempre di più e a settembre del 2009 Apple annunciò che gli sviluppatori avevano creato oltre 100.000 applicazioni e gli utenti scaricato oltre due miliardi di applicazioni .
Nel 2010 le app scaricate erano oltre tre miliardi, nel 2011 oltre 15 miliardi (le app nel frattempo erano diventate oltre 425.000 di cui 100.000 app native per l’iPad). Nel 2012 si passa a 25 miliardi: per l’occasione Apple regalò al fortunato utente della 25 miliardesima app scaricata una Carta Regalo iTunes del valore di 10.000 dollari. Le app disponibili erano diventate nel frattempo 550.000 e lo store disponibile in 123 nazioni nel mondo.
A maggio del 2013 lo storico traguardo dei 50 miliardi di download unici (nel totale non rientrano aggiornamenti né ulteriori download della stessa app), ad un ritmo di più di due miliardi di app al mese. La 50 miliardesima app è stata Say the Same Thing di Space Inch, LLC, scaricata da Brandon Ashmore di Mentor (Ohi), il quale ricevette per l’occasione una Carta Regalo del valore di 10.000 dollari.
A gennaio di quest’anno Apple ha annunciato che i clienti avevano speso oltre 10 miliardi di dollari sull’App Store nell’anno precedente, di cui oltre 1 miliardo nel solo mese di dicembre. I clienti dell’App Store hanno scaricato quasi 3 miliardi di app a dicembre facendone il mese di maggior successo nell’intera storia dell’App Store. Gli sviluppatori nello stesso periodo hanno totalizzato un guadagno di 15 miliardi di dollari.
Dal 6 gennaio 2011, uno store concettualmente simile a quello per dispositivi iOS arrivò anche anche su Mac, disponibile per gli utenti Snow Leopard attraverso un aggiornamento software, come parte di Mac OS X v10.6.6. Similarmente allo store per dispositivi iOS, il Mac App Store offre applicazioni per l’Education, Giochi, Grafica & Design, Lifestyle, Produttività, Utility e altre categorie. Gli utenti possono navigare in cerca di applicazioni nuove e “degne di nota”, scoprire le più interessanti, trovare le app preferite del personale dello store, ricercarle per categoria, consultare le classifiche delle app a pagamento e gratuite più scaricate, così come le valutazioni e le recensioni degli utenti.