Yahoo lascia l’Italia. Nel contesto del taglio ai costi l’azienda di Marissa Mayer ha annunciato una riduzione del personale (il 15% della forza lavoro) che comporta, tra l’altro, la chiusura di cinque filiali: a Dubai, Città del Messico, Buenos Aires, Madrid e, appunto, quello nel nostro paese, a Milano
L’ennesima cura dimagrante dovrebbe permettere di risparmiare 400 milioni di dollari l’anno prevedendo una modesta crescita per il prossimo anno. In una frase sibillina della CEO Marissa Mayer (a mercati chiusi) si è fatto riferimento ad “alternative strategiche” forse ammettendo finalmente che è il caso di mettere in vendita baracca e burattini. Tra i potenziali nomi interessati si vociferano quelli di Verizon, AT&T e gruppi di private equity che potrebbero comprare in toto l’azienda o solo alcune sue parti. La vendita di brevetti, beni immobiliari e altri asset potrebbe consentire di ottenere tra 1 e 3 miliardi di dollari.
Nei primi mesi dello scorso anno, Yahoo aveva continuato il trend dei licenziamenti mandando a casa 1800 persone, la maggiorparte della quale fuori degli USA dove la società fatica moltissimo ad affermarsi; di fatto solo in Giappone (dove Yahoo è una società quotata in borsa e conta su una joint venture con SoftBank) la “Grande Y Viola” ha visibilità e radicamento. Con i nuovi licenziamenti, nel 2016 i dipendenti dovrebbero essere 9000, e meno di mille i “contractor”, in altre parole la forza lavoro è il 42% inferiore rispetto a quella che aveva a disposizione nel 2012.
Marissa Mayer ha affermato di credere ancora nell’azienda spiegando che vuole concentrarsi su tre piattaforme: il motore di ricerca con particolare attenzione verso i dispositivi mobili, l’email (con nuove funzioni che permetteranno di migliorare velocità e affidabilità) e la piattaforma di microblogging e social networking Tumblr. Una delle “creature” più interessanti, Flickr, non è, stranamente, stata citata.
A complicare le scelte della CEO, la crescita delle spese operative, aumentate sotto la sua “cura” dal 52% al 58% dei ricavi. Il quarto trimestre del 2015 è terminato con una perdita di 4,435 miliardi di dollari. I ricavi sono cresciuti dell’1,6% a 1,27 miliardi, un po’ sopra rispetto a quanto avevano previsto gli analisti. Nel 2015 c’è stata una perdita pari a 4,351 miliardi rispetto agli utili di 7,532 miliardi del 2014. In borsa il titolo nell’ultimo anno ha bruciato il 35% del suo valore.
Tornando all’Italia, al momento non è chiaro come verrà gestita la presenza nel nostro paese. Ma è possibile che toccherà ad un’altra filiale occuparsi del mercato locale.