Apple ha appena concluso il suo terzo trimestre consecutivo con vendite iPhone in calo su base annuale. Il risultato ha mantenuto la compagine al terzo posto nelle vendite di smartphone, dietro Samsung e Huawei. Gli analisti non hanno dubbi: la colpa è nella mancanza di innovazioni dei modelli di iPhone attuali.
Apple non rivela da tempo il numero di smartphone venduti, ma offre stime dei ricavi totali. Secondo Counterpoint Research Apple avrebbe spedito 36,4 milioni di unità nel periodo aprile-giugno, con un calo dell’11,9% su base annua. Le cifre di Canalys sono leggermente diverse: 36,0 milioni di iPhone spediti, quindi un calo del 13%.
Quest’ultimo dato è comunque vicino alle dichiarazioni di Apple secondo cui le entrate da iPhone sono diminuite del 13,1% su base annua. IDC, invece, è ancor più drastico, ed è l’unico a sostenere che Apple abbia spedito nell’ultimo trimestre solo 33,8 milioni di unità, registrando dunque un calo del 18,2%.
La colpa, secondo gli analisti, è da attribuire alla mancanza di innovazioni su iPhone XR, XS e XS Max. Ad ogni modo, il calo di iPhone non è così critico per i profitti di Apple, che beneficiano dell’incremento di vendite per iPad, Mac e altri prodotti, soprattutto per il reparto servizi, che ha raggiunto un vero e proprio record.
Calano le vendite di iPhone, mentre prospera Android, con Samsung saldo in vetta nella classifica dei produttori di telefoni, come riporta anche la redazione di cultofmac. Canalys e Counterpoint concordano sul fatto che il colosso sud coreano abbia spedito 76,9 milioni di unità, mentre IDC si mantiene più basso, con una stima di 75,5 milioni. In ogni caso si tratta di un aumento compreso tra il 5,5% e il 7,1%, a seconda della società di analisi.
Un tempo era Apple il secondo produttore di telefoni al mondo, mentre adesso consolida la propria posizione Huawei, che ha spedito 54,2 milioni di terminali durante il secondo trimestre, secondo Counterpoint, mentre sia IDC che Canalys stimano 58,7 milioni di dispositivi. Si tratta di un aumento dal 4,6% all’8,3%, anche se la società cinese continua a battersi contro l’amministrazione USA.