Ci sarebbero anche Disney e la sua concorrente CBS nel treno pronto ad agganciarsi alla sempre più probabile iniziativa per un servizio di telefilm e serie Tv in abbonamento on demand che Apple potrebbe lanciare entro l’anno in corso e di cui si è avuta per la prima volta notizia ad inizio novembre. L’ipotesi che i due colossi dell’intrattenimento sotto il cui controllo c’è una imponente libreria di contenuti possano stringere un patto con la Mela è l’autorevole Wall Street Journal.
Secondo il periodico finanziario Disney (di cui Steve Jobs è il più importante socio privato) e CBS starebbero in questi giorni valutando le opportunità commerciali offerte da un servizio che si proporrebbe come vera e propria alternativa a quelli offerti dai grandi operatori di televisione satellitare come Comcast. CBS potrebbe portare sulla piattaforma iTunes spettacoli suoi e di CW, frutto di una joint venture con Time Warner. Disney quella di ABC, terzo network TV americano dietro a NBC e, appunto, CBS. Il servizio secondo alcune voci diffuse nei mesi scorsi opererebbe, come accennato, on demand; l’utente sceglierebbe quello che gli interessa e lo vedrebbe in streaming pagando un canone mensile. Secondo le fonti del Wall Street Journal Apple sarebbe disponibile a versare da 1 a 4 dollari ad abbonato a seconda della popolarità dei contenuti offerti e del partner, una cifra sensibilmente più alta di quella che i network percepiscono dagli operatori satellitari tradizionali. Gli utilizzatori finali avrebbero a disposizione un “buquet” con contenuti selezionati da vedere quando lo desiderano e senza pubblicità pagando intorno ai 30 dollari al mese.
Il piano di Apple sarebbe parte di una strategia di vasto respiro che mira a trasformare iTunes e lo store ad esso connesso in una vera e propria piattaforma centrale nelle strategie di business di Cupertino. Attraverso di esso passerebbero musica, applicazioni, film, telefilm, abbonamenti a riviste e giornali. L’escosistema si completerebbe con il tablet che Apple dovrebbe annunciare entro la primavera e lanciare, probabilmente, ad inizio estate, magari in coincidenza con la WWDC, un momento strategico visto l’indispensabile collaborazione degli sviluppatori per la riuscita di questo complesso piano.
Apple da mesi starebbe lavorando per assemblare più o meno segretamente i pezzi del complesso puzzle. Cupertino avrebbe già tra le mani la componente fondamentale dell’hardware, fondato sul processore sviluppato dal team PAsemi e la piattaforma distributiva più popolare al mondo (iTunes e App Store). Sul mercato i manager di Apple avrebbe rimediato anche i tecnici e tutto il patrimonio intellettuale di Lala.com specializzata in tecnologie streaming. Ora si tratta di riempire la scatola con contenuti ad hoc, utili al lancio e per questo sarebbero in corso trattative con editori di carta stampata per versioni digitali delle loro riviste e giornali e, appunto, studios TV. Nelle passate settimane sono state moltissime le segnalazioni di meeting tra manager Apple e quelli di grandi gruppi editoriali; tra di essi Wired e il New York Times.
Resta ora da vedere quale sarà l’esito delle trattative, specialmente con gli studios. Il Wall Street Journal fa notare che ci sono molte realtà che puntano a realizzare un sistema simile a quello pensato da Apple, alcune lo hanno già anche allestito, benchè con caratteristiche diverse. à il caso di Netflix, che ha una partnership con Sony e Microsoft per lo streming di contenuti, per non parlare di Hulu, oggi la seconda più popolare destinazione per il video su Internet dopo YouTube e controllata da News Corp., NBC Universal e Disney, società con le quali Apple deve necessariamente fare i conti se vuole avere contenuti appetibili da offrire. Appare immediatamente intuibile come raggiungere un accordo non sarà una impresa semplice visto che Cupertino dovrà convincere chi è un concorrente, effettivo o possibile, a trasformarsi in partner.
Ma questo aspetto non sarà l’unico ostacolo da affrontare nel corso del cammino che condurrà alla nuova piattaforma; il fatto che Apple non avrà pubblicità (almeno in una parte dell’offerta) creerebbe un possibile “vulnus” nel sistema globale dei network che nei soli Usa hanno raccolto 43,4 miliardi di dollari in spot; il fatturato in presenza di una nuova offerta come quella di Apple sarebbe destinato a scendere. A fronte di questa prospettiva diverse reti TV potrebbero esitare o chiedere un prezzo molto alto per aderire alla proposta commerciale di Jobs.