Dopo le tensioni tra Irlanda e Ue per i presunti benefici fiscali, concessi dall’Irlanda a Cupertino dal 2003 al 2014 e quantificati in 13 miliardi, un nuovo campanello di allarme per Apple arriva dalla Nuova Zelanda. L’Oxfam, confederazione internazionale di cui fanno parte varie ONG, dice che la sede neozelandese di Apple, Apple Sales New Zealand, ha oltrepassato i 730 milioni di dollari di vendite ma ha pagato meno di 9 milioni di dollari di imposte sul reddito, un tasso di poco superiore all’1%.
Rachael Le Mesurier, direttore esecutivo di Oxfam Nuova Zelanda, riconosce che Apple è conforme alle disposizioni legislative ma dice anche che l’aliquota di tassazione è “assolutamente inaccettabile” in un mondo di profonde disuguaglianze e povertà. “Schemi e sistemi che consentono alle multinazionali di ridurre al minimo il loro onere di imposizione fiscale, sebbene legali, non possono essere tollerati” ha detto ancora Le Mesurier.
“Affinché le persone continuino ad avere fiducia nei sistemi tributari, tutti i governi, incluso quello della Nuova Zelanda, devono agire immediatamente per porre fine ai meccanismi di elusione dei dazi”. “Le aziende devono essere obbligate a rivelare da dove arrivano i profitti e dove pagano le loro tasse. Ciò offrirebbe a governi e alla società civile la possibilità di impedire a queste aziende di rispondere del loro operato”.