Per trattare i pazienti colpiti più gravemente dal Sars-CoV-2 c’è un nuovo ventilatore: lo ha realizzato Fitbit, azienda nota e apprezzata per i suoi dispositivi per salute e benessere, tra i principali concorrenti di Apple nel mercato degli indossabili, con la speranza di poter dare una mano nella gestione della pandemia attualmente in corso. Certo arriva un po’ in ritardo visto che allo stato attuale il virus sembra essersi indebolito e i casi gravi stanno fortunatamente diminuendo di numero, ma sono ancora molti i paesi che si trovano in una fase critica dell’emergenza e non è escluso che in autunno il COVID-19 possa tornare, magari anche più forte di prima.
Il fatto che sia perciò disponibile anche Flow, questo il nome che Fitbit ha attribuito al suo ventilatore, chiaramente non dispiace. Per altro è già stato approvato dalla Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, dipendente dal Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti d’America, quindi potenzialmente si può utilizzare fin da subito. Ma pare manchino i clienti.
E’ un peccato perché come altre soluzioni in uso già da tempo, costa relativamente poco o quantomeno si allinea nella stessa bassa fascia di prezzo ed è caratterizzato da una interfaccia così semplice che per essere utilizzato non richiede l’intervento di operatori specializzati. Poi c’è il vantaggio del sistema di sensori impiegato che è il frutto di anni ed anni di esperienza nel settore dei fitness tracker, insomma si sostiene che la tecnologia sia molto buona e sarebbe un peccato sprecarla «Siamo in trattativa con le agenzie governative statunitensi valutando le esigenze attuali: speriamo di poter lavorare con le organizzazioni umanitarie di tutto il mondo».
Come dicevamo però il problema è che Fitbit è abbastanza in ritardo. Non è chiaro infatti quale sia l’effettiva richiesta attuale e lo spazio che può avere un altro produttore di ventilatori: agli inizi del mese scorso c’è già stato anche l’intervento degli ingegneri della NASA che hanno reso disponibile VITAL, acronimo di Ventilator Intervention Technology Accessible Locally, appunto un ventilatore la cui peculiarità sta nella facilità di montaggio, per altro attraverso componenti di altrettanto facile reperibilità, indipendentemente dal fatto che ci sarà o meno una seconda ondata di casi di coronavirus.
Il progresso verso la conoscenza di quest’ultimo infatti potrebbe portare alla riduzione della domanda di ventilatori: si sta cercando una cura, prima ancora del vaccino, per consentire alle persone una migliore auto-gestione della malattia e della successiva convalescenza, in modo da mantenere operative le strutture sanitarie per tutte le altre emergenze.
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