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Amnesty International loda Apple per la lotta contro il lavoro minorile

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Apple è stata tra le prime società al mondo ad impegnarsi per ridurre ed eliminare i materiali provenienti dalle zone di guerra e quelli in cui viene sfruttato il lavoro minorile: l’ultimo report di Amnesty International loda Cupertino e per i risultati raggiunti per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento responsabili del cobalto nelle miniere del Congo.

L’attenzione su questo materiale è andata via via crescendo negli ultimi anni in quanto è impiegato nella costruzione delle batterie, sempre più indispensabili in un mercato mondiale dell’elettronica di consumo dove dominano smartphone, notebook, tablet droni, powerbank e in generale qualsiasi dispositivo digitale mobile portatile, arrivando però fino alle automobili elettriche. Non a caso il report di Amnesty International è intitolato Time to Recharge, letteralmente tempo di ricarica.

amnesty international lavoro minorile
Tra le società che trattano cobalto ritenute più responsabili di abusi di diritti umani e impiego di lavoro minorile è stata da mesi identificata la cinese Huayou Cobalt, su cui il report si concentra insieme ad altre 28 aziende che trattano lo stesso materiale proveniente dalla Repubblica Democratica del Congo.

Il ruolo di Cupertino non può essere sottovalutato, così come evidenziato nel report «All’inizio di quest’anno, Apple è diventata la prima azienda a pubblicare i nomi dei suoi fornitori di cobalto e la ricerca di Amnesty mostra che è attualmente il leader del settore quando si tratta di sourcing responsabile del cobalto. Fin dal 2016 Apple si è attivamente confrontata con Huayou Cobalt per identificare e affrontare il lavoro minorile nella sua catena di approvvigionamento».

Gli unici altri due colossi che ottengono un giudizio positivo da Amnesty International sono HP e, in parte, Dell ma l’organizzazione sottolinea ripetutamente che c’è ancora molto da fare, così come dimostra il lungo elenco di multinazionali bocciate in materia. Società come Microsoft, Lenovo, Samsung, Vodafone e ZTE hanno finora dedicato sforzi minimi sulle forniture responsabili, completamente bocciata invece Huawei.

Come accennato la richiesta di batterie sta aumentando con la diffusione delle auto elettriche: oltre ai colossi IT vengono così segnalati i costruttori di auto che non si sono ancora mossi su questo fronte. Bocciati Renault e Daimler che non seguono nemmeno gli standard minimi internazionali e di diligenza operando così con preoccupanti buchi neri nella catena di approvvigionamento, solo sufficiente invece Tesla.

Il report completo di Amnesty International intitolato Time to Recharge: Corporate action and inaction to tackle abuses in the cobalt supply chain può essere scaricato come file PDF a partire da questa pagina.

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