Amazon è indagata per evasione fiscale in una inchiesta avviata dalla procura di Milano negli scorsi giorni, in cui sono coinvolti anche manager e responsabili legali delle filiali europee del colosso dell’e-commerce. In realtà, nel momento in cui scriviamo, sono ancora pochissimi i dettagli trapelati ma schema e meccaniche del caso Amazon risultano molto simili a quelli già visti per il caso Apple e anche per quello di Google.
Ricordiamo che in seguito a indagini di elusione fiscali precedenti Apple si è accordata con il Fisco italiano con un versamento di 318 milioni di euro effettuato il 28 dicembre 2015. Un mese dopo è stata la volta di Google con un versamento di 300 milioni di euro. Secondo quanto riporta Repubblica il meccanismo impiegato da Amazon per ottenere una imposizione fiscale più favorevole sarebbe simile a quello degli altri due colossi hi-tech: una costellazione di filiali europee operanti in diversi paesi che rispondono alla casa madre, in questo caso Amazon EU Sarl con sede in Lussemburgo.
L’indagine su Amazon è partita da una verifica fiscale della Guardia di Finanza e da un report inviato alla procura. Da qui l’ordine di inchiesta emesso dal dipartimento contro reati societari, guidato dal procuratore aggiunto Francesco Greco. I magistrati milanesi hanno infine incaricato gli investigatori per una accertamento: quando sarà completato saranno noti tutti i dettagli del periodo contestato, inclusi fatturato e l’ammontare della somma che Amazon dovrà versare al Fisco.
Tenendo presenti i casi precedenti di Apple e Google, si ipotizza che il periodo in esame potrebbe essere lo stesso di Big G, vale a dire per gli anni compresi tra il 2009 e il 2013. Considerando il giro di affari di Amazon e la crescita esplosiva in Italia e non solo degli ultimi anni, è attesa una somma con diversi zeri. A differenza di Apple e Google però sembra che la procedura potrebbe risultare più onerosa, questo perché la procura ha trasmesso la pratica anche all’Agenzia delle Entrate.
