Anche Amazon colpisce con sanzioni la Russia e la Bielorussia, il più stretto alleato di Putin. «Data la situazione in corso in Russia e Ucraina, abbiamo intrapreso ulteriori azioni nella regione» scrive Amazon nel comunicato stampa titolato “Assistenza in Ucraina di Amazon” che annuncia le nuove sanzioni.
Il primo interevento è quello immaginabile «Abbiamo sospeso la spedizione di prodotti al dettaglio ai clienti con sede in Russia e Bielorussia», quindi niente più ordini su Amazon per i due paesi dell’ex blocco sovietico. Vale la pena di notare che se anche Amazon avesse voluto restare fuori da questa situazione, le sarebbe stato difficile consentire agli utenti russi di fare acquisti visto che anche Visa e Mastercard hanno interrotto le loro operazioni nel Paese, rendendo di fatto inutilizzabili tutte quelle carte emesse dalla Russia per i pagamenti al di fuori del paese.
Per aggirare questo problema le banche russe potrebbero iniziare a emettere carte che usano il sistema cinese UnionPay permettendo così ai propri clienti di fare acquisti all’estero, ma si tratterebbe comunque di un processo che richiederebbe del tempo prima di poter permettere un ripristino dei servizi nell’intero paese.
Nel pieno del conflitto e di una ondata di sanzioni cadono anche una serie di altri servizi Amazon. Il colosso di Internet ha deciso anche di bloccare gli acquisti all’interno di New World, il gioco di ruolo online multigiocatore, l’unico che per altro l’azienda distribuisce anche in Russia, e ha bloccato lo streaming dei contenuti di Prime Video.
Due azioni queste ultime che si aggiungono a quelle di EA Games, CD Projekt Red, Take-Two, Ubisoft, Activision Blizzard ed Epic Games, che hanno sospeso le vendite nel paese decretando così la fine di una parte importante di quell’intrattenimento ludico a cui faceva affidamento la popolazione.
Ricordiamo che Amazon, a partire da martedì, ha inoltre smesso di accettare nuove iscrizioni per la sua piattaforma di cloud computing (Amazon Web Services) provenienti da Russia e Bielorussia. Altre grandi società del settore come Apple, Microsoft, Samsung, Netflix e PayPal hanno smesso di fare affari con la Russia.
A pagare le conseguenze di tutto questo, come ricordano alcuni osservatori, prima che i vertici politici e militari Russi sarà la gente comune, finita in mezzo, come in Ucraina, ad una contesa che si spera possa in qualche modo trovare una soluzione ridando la nomalità e la tranquillità che tutti meritano di avere.
Per tutte le notizie di tecnologia che ruotano attorno alla tematica della guerra tra Russia e Ucraina, e per vedere quali sanzioni hanno applicato le big tech, come Apple, il link da seguire è direttamente questo.