Amazon e Google hanno recentemente siglato un accordo che rende possibile la produzione di dispositivi con FireTV OS anche ai produttori di Android TV. La conseguenza dell’accordo è che Amazon potrà collaborare con varie aziende specializzate in elettronica di consumo – non solo con TCL, ma anche Xiaomi e Hisense – ampliando enormemente il numero di smart TV sulle quali sarà possibile avere Fire TV OS.
A tutte queste aziende – scrive il sito Protocol – è stato in precedenza impedito di creare sfruttare Fire TV OS per via delle condizioni di licenza imposte da Google. L’accordo dovrebbe inoltre consentire di allentare il fiato sul collo che Big G sente da parte delle autorità di regolamentazione in varie parti del mondo che stanno indagando sulla piattaforma Android. Non mancano ad ogni modo gli scettici, evidenziando che un singolo accordo di questo tipo non basterà alle autorità in questione e queste pretenderanno molto di più da Google per quanto riguarda il licensing di Android verso terze parti.
L’accordo tra Amazon e Google – scrive ancora Protocol – risolve una controversia che durava a un anno su restrizioni in materia di licensing che Google impone ai produttori hardware che creano telefoni con Android, TV e altri dispositivi. Affinché sia possibile accedere alla versione di Android ufficialmente approvata da Google, così come installare app quali Google Maps e YouTube, i produttori devono firmare un documento riservato, conosciuto come Android Compatibility Commitment (ACC). L’ACC – tra le altre cose – impedisce, ai produttori di creare fork di Android non compatibili con le linee-guida di Google.
L’ACC in precedenza era noto come Anti-Fragmentation Agreement, ed è stato a lungo indicato come il segreto di Pulcinella del settore (tutti sapevano come funzionava ma nessuno osava lamentarsi). Anche l’antitrust UE si è scagliata in passato contro questo accordo evidenziando che i produttori dovevano sottoscrivere un accordo, impegnandosi a non vendere dispositivi che utilizzavano varianti Android. Per l’UE questa condotta ha avuto un impatto diretto sui consumatori, negando loro l’accesso a dispositivi mobili intelligenti e innovativi basati su versioni alternative, potenzialmente superiori, del sistema operativo Android.