Ogni paese ha il sistema sanitario che si merita, diceva quello. E forse con qualche ragione. Per una volta non parliamo del nostro ma di quello americano. Che, come sanno tutti quantomeno in maniera aneddotica, è basato sull’idea di sanità privata. Funziona tutto in maniera un po’ diversa da quel che capita a noi in Italia e, per chi va anche per un breve periodo negli USA, è decisamente straniante se non si è preparati (e se non ci si assicura prima, soprattutto).
In sintesi: i cittadini americani ricevono assistenza sanitaria tramite un’assicurazione privata, o, in alcuni casi specifici, grazie all’aiuto dello Stato. Tuttavia, gran parte della popolazione non è coperta da un’assicurazione sanitaria, e nonostante i tentativi di riforma (Obamacare e varie altre) questo non è cambiato. È il motivo che contribuisce in modo significativo al tasso di mortalità negli USA, tra le altre cose.
Ci sono fondamentalmente due programmi per i cittadini: Medicare e Medicaid. Il primo si rivolge agli over 65 e alle persone con disabilità ed è basato sul reddito, e richiede comunque un contributo economico. Il secondo è rivolto alle persone non abbienti, è cumulabile con il primo anche perché riguarda tipologie di prestazioni diverse.
Le farmacie
Il punto qui non è tanto cosa dobbiamo fare noi stranieri quando andiamo negli USA (una assicurazione medica con massimali molto alti, questo è il consiglio buono per tutti i turisti) quanto vedere cosa sta succedendo con l’innesto della tecnologia, perché i cambiamenti negli USA arriveranno in qualche modo anche da noi.
Amazon si innesta in una società nella quale le farmacie hanno un ruolo diverso dal nostro. Negli USA, infatti, il concetto di sanità viene gestito in maniera diversa a partire da uno dei punti di riferimento sul territorio: le farmacie. Le “pharmacy” sono il punto di partenza: aggregate in grandi catene, permettono di acquistare farmaci direttamente a scaffale, salvo vendere quelli che devono essere prescritti su presentazione di ricetta.
Nelle farmacie americane più grosse si trova di tutto, dal pediatra fino agli oculisti, ed ovviamente anche i prodotti per la salute e l’igiene. Sono insomma dei veri e propri centri commerciali, con tanto di cassa automatica per i pagamenti. Prima del divieto per legge di vendita delle sigarette, nelle farmacie americane le si vendevano esposte in bella vista.
Il ruolo di Amazon
L’azienda americana per la vendita online ovviamente ha tutto l’interesse a conquistarsi uno spazio in quest’ambito. Lanciato a novembre dello scorso anno, Amazon Clinic, che oggi è arrivato a coprire tutti e 50 gli stati americani più il Distretto di Columbia, dove c’è Washington (la capitale federale), ha un approccio complementare e funzionale a questo tipo di struttura.
L’obiettivo di Clinic è fornire le cure per oltre trenta problemi di salute più comuni, individuati come problemi ricorrenti: si va dalle prescrizioni di farmaci anticoncezionali alle emicranie e irritazioni degli occhi. Come funziona? Come ci si può aspettare da Amazon: si sceglie un fornitore di telemedicina, si compila un modulo di accettazione e si entra in contatto con un medico. Non è necessario avere un appuntamento o un’assicurazione, e il costo è visibile prima di rivolgersi al medico.
Con questa strategia Amazon mira direttamente alla promozione del suo servizio di farmacia interna, con la distribuzione legata alla sua catena logistica fino sotto casa, ma è ovviamente possibile comprare i farmaci prescritti anche da qualsiasi altra farmacia.
E come per tutti i cataloghi di prodotti, l’azienda comunica che nei prossimi mesi il numero di patologie trattate aumenterà ancora. Anche perché queste possono entrare in sinergia con altri prodotti offerti dall’azienda, e l’obiettivo neanche troppo segreto è semplice: battere Apple nel campo sanitario con prodotti hardware indossabili.
Una app come medico
In un paese che non ha il concetto di servizio sanitario universale e quindi la categoria dei medici di famiglia, trasformare l’assistenza sanitaria in una app o in una pagina di sito web, “produttificandola” è ovviamente una opportunità molto ghiotta.
Nel 2018 Amazon ha iniziato con alcuni dei prodotti farmacologici da banco, aumentando sempre di più il servizio e aggiungendo funzionalità avanzate. Inoltre, ha comprato per 3,9 miliardi di dollari One Medical, società che ha permesso ad Amazon di diventare un fornitore di servizi sanitari certificato e, se è per questo, di tutto rilievo, con una presenza fisica tramite la rete di medici dipendenti che operano negli ambulatori dell’azienda, ma anche grazie alle opzioni per utilizzare i laboratori per analisi di vario genere.
L’obiettivo di lungo periodo? Una persona che abbia le “patologie giuste”, cioè tutte presenti nel catalogo di Amazon Clinic, potrebbe interagire e quindi utilizzare solo l’azienda di Seattle come sistema sanitario privato, senza dover avere a che fare con un sistema pubblico federale (inesistente o quasi) né con altri fornitori privati.
L’aspetto regolamentare
Gli USA ci hanno regalato nel tempo delle forme di servizio sanitario e di ricerca medica e farmacologica differenti da quelle presenti nel nostro Paese e in generale nell’Europa continentale. Sono agli antipodi non solo rispetto all’Italia ma anche rispetto al sistema sanitario francese oppure a quello dei paesi del Nord Europa.
Negli USA lo spazio per l’iniziativa privata, che poi vuol dire quella delle grandi organizzazioni come Amazon, è enorme, ma non privo di regolamentazioni. Nel caso di questo settore lo scrutinio al quale è sottoposta l’acquisizione di One Medical è quello della Federal Trade Commission. Ma il tema non è tanto la salute delle persone quanto il timore, regolato per legge, che Amazon possa mettere in piedi dei comportamenti anti-competitivi o che impattano la privacy dei cittadini.
Per quanto riguarda la medicina e quindi la salute pubblica, è solo un business come un altro.
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