Altroconsumo ha avviato ufficialmente una class action contro Apple, Samsung e tutti i produttori di smartphone e tablet per chiedere un rimborso in denaro contro le “memorie fantasma”, ovvero la discrepanza fra la memoria di archiviazione teoricamente disponibile su un gadget e quella poi realmente libera all’interno del dispositivo acquistato.
La tematica non è nuova e da sempre infiamma forum e siti specializzati: produttori come Apple e Samsung dichiarano una specifica quantità di memoria per i loro dispositivi smart, in tagli solitamente da 16, 32, 64 e 128 GB, salvo poi occupare una parte di questo spazio con il sistema operativo; così facendo in alcuni casi, afferma Altroconsumo, la memoria realmente disponibile all’utente per un dispositivo nuovo di zecca si riduce drasticamente, a volte fino al 40% rispetto a quanto dichiarato dal produttore.
“Dichiarando tra le caratteristiche tecniche più spazio di quello che in realtà l’utente può utilizzare – si legge nel post ufficiale di Altroconsumo – Apple e Samsung hanno irrimediabilmente alterato le scelte dei consumatori, che hanno comprato di fatto prodotti che, in realtà, non avevano affatto le caratteristiche tecniche indicate in fase di acquisto”.
Senza scendere nel merito della causa e nella applicabilità di una colpa o, peggio, dell’accusa di dolo, qui facciamo presente che tutti i produttori di computer dal momento della nascita degli spazi di archivazione interni, indicano, magari con minor enfasi e meno evidenza di quanto facciano i produttori di smartphone, la capacità del disco fisso del dispositivo, salvo poi occuparne una parte con il sistema operativo, in assenza del quale, come intuibile, la macchina non sarebbe in grado di operare. Teoricamente, quindi, la class action di Altroconsumo dovrebbe essere applicabile anche a qualunque produttore di PC al mondo.
Differente è il discorso che si applica al cosiddetto “bloatware”, software inutile e che dovrebbe essere facilmente eliminabile e che invece spesso non lo è, un fenomeno che non è sconosciuto anche nel mondo del mobile. Apple, lo ricordiamo, è unanimente riconosciuta come una delle aziende che sia su Mac che su dispositivo mobile, tende ad avere meno software di questo tipo, oltre che ad occupare meno spazio con il suo sistema operativo.
In ogni caso, se credete di essere stati tratti in errore sulla effettiva capacità del vostro dispositivo e se ritenete che la class action possa avere speranze di successo, per aderire vi basterà aver acquistato un prodotto (smartphone e tablet) Samsung o Apple (oppure qualche altro dispositivo mobile), aver conservato la scatola e il relativo scontrino o ricevuta fiscale, ed iscriversi attraverso il sito Altroconsumo.
Sulla pagina gli utenti possono verificare l’entità del rimborso che la società per la tutela dei consumatori vorrebbe richiedere ai produttori per ogni dispositivo in base alla percentuale di “memoria fantasma” inclusa. Per esempio per un iPhone 6 Plus da 16 GB la richiesta di rimborso sarebbe pari a 293 euro.