I grandi nomi della tecnologia si sono impegnati ad acquistare il carbonio immagazzinato da qui fino al 2030: un investimento pari a 925 milioni di dollari che vede unire le forze di Stripe (società che crea il software con cui poi privati e aziende inviano e ricevono pagamenti via Internet), la casa madre di Google, Alphabet, e quella di Facebook, Meta, insieme a Shopify e McKinsey, che intendono così ridurre le quantità di carbonio immesso nell’ambiente da qui ai prossimi otto anni.
L’iniziativa si chiama Frontier e dovrebbe aumentare la diffusione di tutte quelle tecnologie ancora emergenti per far sì che risultino poi più convenienti per le altre aziende che desiderano acquistare il carbonio raccolto dall’aria andando così a compensare una parte dell’inquinamento ambientale prodotto da loro stesse e ridurre il riscaldamento globale.
Esistono già strutture in grado di filtrare la CO2 dall’aria, così come sono già diverse le aziende impegnate ad immagazzinare la CO2 nelle formazioni rocciose o nell’oceano una volta che è stata catturata. Ma la capacità attualmente esistente è minuscola rispetto a ciò che alcuni esperti del clima ritengono necessario, senza considerare il fatto che allo stato attuale questa tecnologia è ancora proibitiva.
L’obiettivo di Frontier è ridurre i costi e aumentare parallelamente la domanda. Agirà come una sorta di intermediario tra gli acquirenti che intendono pagare per ridurre le emissioni di gas serra e i fornitori che possono farlo per loro. Il mercato è ancora nuovo perciò avrà anche il compito di gettare le basi per gestire il tutto, dalla creazione dei criteri con cui controllare i vari progetti di rimozione del carbonio alla definizione di un sistema per emettere crediti alle aziende che mostrano quanta CO2 hanno pagato per rimuoverla dall’atmosfera.
Una sfida da affrontare è quella della verità: pare infatti che in passato alcuni progetti di compensazione delle emissioni non riuscivano effettivamente a catturare la CO2 dall’ambiente, anche se le aziende che ci hanno investito affermavano che stavano cancellando la propria impronta di carbonio.
Per gli esperti quello su cui sta investendo Frontier è uno dei pochi modi possibili per bilanciare l’impatto dell’uomo sull’ambiente dato che l’inquinamento sarebbe molto più difficile da prevenire: quelle che nel settore vengono definite “emissioni difficili da abbattere” provengono in genere da industrie pesanti, come quelle che producono cemento e acciaio, e non possono passare facilmente alle energie rinnovabili.
Frontier è interamente proprietà di Stripe, mentre le altre aziende che ne fanno parte sono solo finanziatori. Era il 2019 quando Stripe iniziò a lavorare a qualcosa di simile, spendendo circa un milione di dollari l’anno per eliminare il diossido di carbonio dall’aria. L’anno successivo ha iniziato ad offrire ai propri clienti la possibilità di dare una parte dei soldi che guadagnano da ogni vendita a progetti di rimozione del carbonio: quest’anno si sono uniti alla causa alcuni colossi tecnologici e la cifra è aumentata di quasi tre zeri.
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