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Alluvione in Thailandia e problemi alla produzione HD: Apple preoccupata

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Anche Apple è preoccupata per le conseguenze derivate dalle alluvioni in Thailandia. Lo stato di allerta che regna a Cupertino viene reso noto da Seagate che in queste ore ha fatto il punto sulla situazione.

in Thailandia per i residenti i problemi stanno rientrando anche se molto lentamente. Molti quartieri a Bangkok sono rimasti per quasi un mese allagati, coperti da acqua e fango; centinaia di persone sono morte e tante sono ancora le province sott’acqua, compresa la zona occidentale di Bangkok. Un costo umano altissimo che fa sicuramente passare in secondo piano le vicende connesse alla produzione dei dischi fissi. Ma anche le ricadute economiche che deriveranno dal disastro non vanno sottovalutate visto che molte fabbriche sono state chiuse e tra queste molte avranno difficoltà a riaprire causando disoccupazione e problemi sull’export del paese asiatico.

Molti distributori hanno difficoltà a reperire dischi rigidi e i pochi pezzi che si riescono a trovare, si ottengono a prezzi superiori alla norma. Come abbiamo scritto qualche settimana addietro, il presidente di Samsung Electronics ritiene che la situazione in Thailandia avrà conseguenza anche sui costi delle memorie RAM. Molti dei principali produttori di HD (es. Western Digital e Seagate) e i fornitori di componenti per gli stessi hanno le loro sedi e centrali operative in Thailandia in aree direttamente e notevolmente colpite dalle alluvioni. AllThingD ha posto alcune domande a Steve Luczo, CEO di Seagate e secondo quest’ultimo, nella migliore delle ipotesi la situazione non tornerà alla normalità prima della metà del prossimo anno se non addirittura non prima del 2013. L’acqua è stata rimossa dagli impianti di produzione ma quest’operazione non è ovviamente sufficiente: serve tempo per riparare i danni alle linee di produzione.

Prima delle inondazioni i produttori di HD creavano una media di 190 milioni di pezzi per trimestre. Per il trimestre in corso e per quello successivo, nella migliore delle ipotesi le fabbriche che ancora riescono a produrre riusciranno a realizzare 120 milioni di dischi. Seagate non ha (almeno per il momento) intenzione di aprire stabilimenti in altre nazioni; anche volendo, non è facile per il grande produttore abbandonare il paese, gli impianti e investire in un diverso posto. Per quanto riguarda i fornitori, Luczo ha fatto sapere, come accennato, che il primo a chiamare sin dai primi giorni dell’emergenza è stato Tim Cook di Apple, seguito da Meg Whitman, la CEO di HP. Tra i prodotti che potrebbero imporsi sul mercato se la situazione persisterà, le unità SSD: il CEO di Seagate ha ad ogni modo evidenziato come il prezzo di questi ultimi sia ancora troppo elevato perché competa con i dischi rigidi e come la loro produzione sia ancora limitata.

Dal punto di vista dei consumatori il rialzo dei prezzi è subito tangibile: prima delle inondazioni era facile trovare dischi rigidi da 1TB anche a meno di 100 euro; ora non si trovano a meno di 130/140 euro. 

[A cura di Mauro Notarianni]

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