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Flash è morto. O quasi. Alla fine del 2020, il criticato, vituperato, buggoso, spesso lento, sistema per la riproduzione di contenuti multimediali di Adobe sarà finalmente parte del passato dell’informatica. Lo fa sapere Adobe in un messaggio sul suo blog in cui dice di stare collaborando con Apple, Facebook, Google, Microsoft e Mozilla per superare questa tecnologia e di avere pianificato il fine-vita definitivo del prodotto, appunto, per il 2020.
Scrive Adobe: “Standard aperti come HTML5, WebGL e WebAssembly sono maturati negli anni passati, e molti ora offrono funzionalità che i plugin hanno esplorato per la prima volta, diventando alternative percorribili per i contenuti sul web. Nel tempo abbiamo visto applicazioni di supporto evolvere e diventare plugin e più di recente abbiamo visto molti di questi plugin diventare parte integrante di standard web. Oggi molti sviluppatori di browser integrano funzionalità che una volta erano fornite dai plugin”.
La mossa della software house non sorprende. Da tempo la piattaforma era morente, abbandonata da tutti i suoi principali riferimenti nel mondo dell’industria. Google aveva di fatto escluso Flash da tutti i suoi principali servizi. Non solo Youtube funziona senza Flash, ma Chrome blocca l’esecuzione automatica dei filmati in questo formato. Ancora prima aveva deciso di non accettare più le pubblicità in Flash per Adense. Apple da parte sua non ha mai permesso l’esecuzione di Flash su iOS, ovvero su quel sistema che, sommando tablet e iPhone, rappresenta un enorme numero di pagine servite; Apple del resto su Mac non installa Flash (al contrario di altri produttori di PC) da sette anni. Per non parlare di Microsoft che ha un suo sistema alternativo e concorrente, Silverlight; Facebook ha, infine, abbandonato Flash da un paio di anni.
Contro Flash è nato persino un movimento (“Occupy Flash”) che invita a sbarazzarsene prima possibile: “Ha fatto il suo tempo. È pieno di bug. Va in crash moltissime volte. Richiede costantemente aggiornamenti di sicurezza. Non funziona sulla maggioranza dei dispositivi mobili. È un fossile, sopravvissuto a un’era di standard chiusi e di controllo unilaterale delle società sulla tecnologia web”.
A questo punto anche Adobe ha capito che è inutile continuare a sviluppare qualcosa che non vuole nessuno, un software grattacapo che, per soprannumero, rappresenta uno dei principali veicoli per la pirateria informatica, sfruttato da persone senza scrupoli che mascherano dietro falsi installer Flash, malware e adware, e che ha un codice molto propenso ad essere bucato per installare virus. Il pressing di tecnologie quali HTML5, WebGL e WebAssembly, non lascia più spazio alla casa di San Jose che incoraggia gli sviluppatori a migrare contenuti realizzati con Flash verso formati aperti.
L’annuncio arriva a 7 anni di distanza dalla famosa lettera di Steve Jobs nella quale spiegava perché aveva deciso di dire no alla tecnologia proprietaria di Adobe: principalmente perché avrebbe trasformato negativamente l’esperienza d’uso dei dispositivi mobile, reso instabile il sistema operativo e rallentato inutilmente la velocità di navigazione.
Erano gli anni in cui iPhone stava crescendo e uno dei difetti che gli veniva attribuito era quello di non essere in grado di mostrare contenuti in Flash. Jobs finì a sua volta nel mirino, accusato di non avere capito quanto importante era la possibilità di avere Flash per la navigazione, ma Apple proseguì diritto finendo per avere ragione, e la conferma viene dal passo compiuto oggi da Adobe.