Quando si pensa al Pentagono, la sede del quartier generale del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, si immagina l’uso di avveniristiche tecnologie di ultimissima generazione e i più avanzati sistemi informatici al mondo; eppure non è così: il 75% dei suoi sistemi di controllo gira ancora su Windows XP e persino sistemi operativi più vecchi, inclusi Windows 95 e Windows 98.
In accordo con Microsoft, il Dipartimento sta completando la transizione verso Windows 10 ma su molti dei computer sfruttati girano ancora versioni obsolete di Windows. A rivelarlo è Daryl Haegley, program manager nell’Ufficio del Segretario della Difesa per Energia, Impianti e Ambiente.
I dati sono ricavati da 15 siti adibiti a scopi militari in varie parti degli USA. Microsoft ha fermato il supporto a Windows XP nel 2014 ma il Dipartimento della Difesa paga la Casa di Redmond per continuare a fornire supporto per questo sistema operativo legacy.
Fortunatamente a quanto pare i computer con le vecchie versioni di Windows non sono collegati a Internet e dunque non è facile per potenziali cybercriminali tentare di infiltrarsi in questi sistemi. Questo non è ad ogni modo una garanzia contro potenziali attacchi, essendo questi computer collegati a reti che a loro volta sono collegate a Internet. Di fatto, spiega DefenseOne, infrastrutture critiche del Pentagono con sensori collegati a Internet girano su sistemi operativi antiquati. Haegley sta ora spingendo per un allargamento del bug bounty del Pentagono, programma che prevede riconoscimenti e ricompense in denaro per la segnalazione di bug, in particolar modo di quelli relativi a exploit e vulnerabilità.
Il problema non riguarda solo il Pentagono ma molte altre strutture governative. Lo scorso anno è stato rivelato che molte agenzie governative usano ancora PC con Windows 3.1 ma anche software sviluppati in COBOL e Fortran eseguiti su vecchi computer degli anni ’70, con dati archiviati in formati vetusti su supporti introvabili (floppy disk da 8″).