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Al popolo di Kickstarter non piacciono gli acquisti in app di Godus

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Al popolo di Kickstarter non piacciono gli acquisti in app di Godus. Arrivato su App Store lo scorso giovedì, Godus – god game disegnato da Peter Molyneux – è stabilmente ai primi posti delle classifiche, con migliaia di download non solo nel nostro Paese. Eppure, non tutti sono contenti del prodotto realizzato dal padre del genere, da anni considerato un vero e proprio guru dei video game, che negli anni ’90 aveva partorito titoli cult come Populous e Dungeon Keeper. Al centro delle critiche, la strategia di distribuzione scelta da 22Cans, software house di Molyneux, che si è appoggiata al network Mobage: Godus è gratis, con numerose possibilità di acquisti in app. Un modello che non è andato giù non solo a tanti puristi del videogioco, che vedono in questo modello il primo passo verso il declino della qualità del prodotto, ma anche ai diversi sostenitori che hanno finanziato Godus tramite Kickstarter: in tutto oltre 17mila, che hanno raccolto oltre 500mila sterline, con il target di 450mila ampiamente superato.

«Dannazione, se avessi avuto sentore che stavo per finanziare un titolo che è stato poi rilasciato come gioco F2P non avrei mai contribuito», dice uno dei donatori, mentre un altro aggiunge «Dov’è l’orgoglio dello sviluppatore? Perché abbiamo pagato per questo?», «Quelli di 22Cans sono riusciti a creare un gioco che sfida chiunque di giocare. Mi dispiace molto di essere stato complice di questa truffa». Insomma non proprio commenti entusiasti.

Eppure Godus – cha aveva già una versione per PC a pagamento e senza ulteriori abbonamenti o acquisti in app – funziona. Il prodotto è ben realizzato sia come dinamiche di gioco che come soluzioni grafiche e di interfacce. Un titolo che probabilmente potrebbe fare affezionare al genere anche quelli che non lo conoscono. Anche gli acquisti in app, tutto sommato, non sono così invasivi. Allora, perché i tanti commenti negativi su Kickstarter e su altri forum specializzati? Forse, in parte, la responsabilità è dello stesso Molyneux, che di recente non aveva risparmiato critiche ai freemium con acquisti in app. «In questa generazione di giochi free-to-play non c’è assolutamente niente di più falso del nome free-to-play. Abbiamo bisogno di un nuovo termine, qualcosa del tipo invest-to-play, poiché al momento gli sviluppatori non fanno altro che spingere gli utenti a spendere soldi nel gioco», aveva detto al Casual Connect Europe, evento per sviluppatori di videogiochi quest’anno tenutosi ad Amsterdam a febbraio.

Molyneux, in particolare aveva criticato la release per mobile del suo Dungeon Keeper, curata da EA. Un titolo che obiettivamente non era piaciuto nemmeno ai giocatori, che contestavano una scarsa giocabilità, rovinata dagli acquisti in app. «Quello che stiamo facendo è colpire gli utenti con un martello – aveva continuato -; li stiamo punendo, comunichiamo con loro come fossero dei bambini e li maltrattiamo dicendo ‘siate pazienti oppure pagate. Certo, facciamo molti più soldi di altri settori, ma non riusciamo a produrre cultura quanto fanno loro. E dovremmo davvero cominciare farlo».

Peter Molyneux
Peter Molyneux

 

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