Anche Amazon nel mirino dell’Antitrust europeo, dopo Apple Starbucks e Fiat per presunti aiuti di Stato. Nel caso dell’azienda di Jeff Bezos, sarebbero arrivati da parte del Lussemburgo.
Il meccanismo su cui il commissario responsabile della concorrenza dell’unione europea ha aperto un’inchiesta approfondita è simile a quello utilizzato da Apple in Irlanda. Amazon EU Sarl, una società del gruppo di Seattle con sede in Lussemburgo, paga una somma fiscalmente deducibile a una società in accomandita semplice stabilita in Lussemburgo. Il peso fiscale di questi trasferimenti, chiamato tax ruling, viene stabilito da delle lettere d’intenti che lo Stato sovrano invia all’azienda. Il problema è che nel caso di Amazon questo peso sarebbe fuori mercato e quindi prefigurerebbe un possibile aiuto di Stato. Eloquente è la nota della Commissione europea: «il tax ruling può comportare aiuti di Stato se è utilizzato per fornire vantaggi selettivi a una specifica compagnia o gruppo di compagnie. Infatti i prezzi per le transazioni intragruppo devono essere stimati correttamente sulla base dei prezzi di mercato. Se questo non avviene, alcuni gruppi potrebbero avere la possibilità di sottostimare il loro profitto soggetto a tassazione, mentre altre società che comprano e vendono beni o servizi dal mercato invece che nell’ambito del proprio gruppo sarebbero svantaggiate».
Insomma, un sistema di elusione fiscale ai danni dei Paesi europei, concordato con il Lussemburgo. Le indagini che hanno messo Amazon nel mirino dell’Antitrust europeo, vanno indietro di 11 anni arrivando al 2003. «E’ giusto che le filiali delle multinazionali paghino la loro parte di tasse e non beneficino di un trattamento preferenziale che equivarrebbe a sovvenzioni mascherate», ha detto il commissario Ue alla concorrenza Joaquin Almunia.