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AI domani ruberà lavoro, intanto oggi aiuta a licenziare

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State tranquilli perché gli esperti prevedono che AI ruberà il lavoro, ma in futuro: per ora si limita ad aiutare a scegliere chi licenziare. Gli algoritmi, che prima venivano usati per aiutare a scegliere chi assumere, adesso vengono usati per l’obiettivo opposto, ovvero per tagliare i posti di lavoro.

La notizia spunta fuori in un mento cruciale per l’industria tecnologica, che si trova a dover licenziare decine di migliaia di dipendenti. Ed è proprio nei reparti di Google che si sarebbe acceso un campanello d’allarme tra i dipendenti in quali, in una chat online, hanno raccontato il metodo apparentemente irregolare attraverso cui avrebbero ricevuto il ben servito.

Alla base delle loro teorie ci sarebbe «un algoritmo senza cervello, progettato con cura per non violare alcuna legge». L’azienda assicura che per prendere queste decisioni non sarebbe stato coinvolto nessun algoritmo, ma gli ex dipendenti non hanno torto a porsi il dubbio, poiché una flotta di strumenti dotati di intelligenza artificiale si sarebbe recentemente radicata nella loro vita d’ufficio.

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Il ragionamento

Pare infatti che i responsabili delle risorse umane utilizzino un software di apprendimento automatico che analizza milioni di dati relativi all’occupazione fornendo consigli su chi contattare, assumere oppure promuovere; e dal 98% dei 300 responsabili intervistati a gennaio si sarebbe appreso che lo stesso software li aiuterà a scegliere chi licenziare «entro l’anno», quindi si stanno chiedendo se in realtà non stia facendo lo sporco lavoro già oggi.

D’altronde le grandi aziende usano spesso software del genere per trovare «la persona giusta per un determinato progetto»: lo spiega Joseph Fuller, professore alla business school di Harvard. Questi prodotti creerebbero «un inventario delle competenze» classificando le persone per tipologia di esperienza lavorativa, certificazioni e competenze in loro possesso. Questi stessi strumenti – scrive il Washington Post – ora vengono usati alla rovescia, per licenziare personale, perché è lì che le persone «hanno un vero inventario di abilità».

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Un comportamento che non sembra destinato ad estinguersi

Questa dipendenza dal software ha acceso un dibattito sul ruolo che gli algoritmi di intelligenza artificiale dovrebbero svolgere nel privare le persone del proprio lavoro e su quanto dovrebbero essere trasparenti le aziende nel chiarire le regioni che sono alla base di un licenziamento. Secondo gli esperti il rischio è di usare «dati errati» per prendere una decisione che si baserebbe «su qualcosa detto da un algoritmo», seguendolo ciecamente. Il problema – dicono – è che il reparto delle risorse umane è stato «sopraffatto dalla pandemia» e continuerà a usare il software per alleggerire il proprio carico di lavoro.

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