Lo scorso anno Adobe ha presentato Content Authenticity Initiative (CAI), soluzione per l’attribuzione dei contenuti ai rispettivi autori, oggi più che mai utile, soprattutto in virtù di nuove funzionalità in Photoshop che rendono facilissimo trasformare le espressioni facciali, ringiovanire un viso, sostituire il cielo in una foto, ecc. “Magie” che porta qualcuno a chiedersi quanto sia etico tutto ciò. Da qui, la Content Authenticity Initiative, un progetto per “affrontare le sfide dei deepfake e di altri contenuti ingannevolmente manipolati”. L’idea, in altre parole, è impedire che i suoi strumenti vengano utilizzati per creare immagini e contenuti falsificati con l’obiettivo di fare disinformazione.
Il primo frutto di questa iniziativa portata avanti con il New York Times, Twitter, Microsoft e altri è una funzione di attribuzione che sarà disponibile in beta per alcuni utenti nelle prossime settimane.
Quando condividono le loro creazioni su Behance – la piattaforma vetrina di Adobe per presentare e scoprire opere creative -, gli utenti di Photoshop avranno la possibilità di associare facilmente metadati, nome dell’autore, modifiche effettuate e risorse utilizzate. Tutti questi dati aggiuntivi saranno firmati digitalmente e consentiranno la verifica dell’autenticità delle immagini.
Le funzionalità dell’iniziativa saranno inizialmente limitate (al momento si riduce tutto all’accoppiata Photoshop + Behance con la necessità di inserire volontariamente metadati da parte dei creatori) ma i nomi dei partner lasciando intendere qualcosa di più ampio, e l’approccio adottato, i cui dettagli si trovano in questo documento evidenziano l’interoperabilità e la centralità. È un’intera catena di convalida, simile nell’idea ai certificati HTTPS collegati a siti Web, che Adobe e i suoi partner intendono creare.
Tra le aziende con le quali Adobe sta collaborando su questa iniziativa ci sono: The New York Times Company, Twitter, Microsoft, BBC, Qualcomm Technologies,, Truepic, WITNESS, CBC e altri ancora.
“Crediamo che l’attribuzione permetterà di creare un circolo virtuoso”, ha dichiarato Adobe. “Più i creatori distribuiranno contenuti a, con le corrette attribuzioni, più i consumatori si aspettano e useranno tali informazioni per fare valutazioni, minimizzando così l’influenza di cattivi soggetti e di rappresentazioni ingannevoli”.
Per conoscere le novità più importanti dell’ultima Creative Cloud presentate ad Adobe Max 2020 fate riferimento a questo articolo.