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Admin di Gruppo Facebook condannato in Svezia per non avere cancellato messaggi razzisti

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Patrik Markström, amministratore del gruppo Facebook “Stå Upp För Sverig” (più o meno: “In difesa della Svezia”), è stato punito con una sanzione pecuniaria da un tribunale svedese per non avere disciplinato e cancellato otto “commenti gravemente offensivi” che altre persone hanno pubblicato sulla sua pagina Facebook.

Markström ha negato ogni responsabilità affermando di non avere visto i commenti razzisti degli hater ma il tribunale distrettuale di Eskilstuna l’ha giudicato colpevole d’accordo con il pubblico ministero che ha parlato di commenti chiaramente discriminatori nei confronti di minoranze etniche.

In un comunicato stampa del tribunale si legge: “Il Tribunale Distrettuale ha costatato che l’uomo ha visto sei di questi commenti e pertanto non ha voluto intenzionalmente rimuoverli”. “L’uomo era anche al corrente della presenza di due altri commenti ma è rimasto indifferente. È stato dunque giudicato colpevole di grave negligenza per quanto riguarda l’incapacità di rimuovere questi due commenti”. Markström ha ricevuto un’ammenda da 19.200 corone (meno di 2000 euro) e la sospensione condizionale.

Il gruppo “Stå Upp För Sverige” è stato creato da Markström nel 2017; in precedenza era denominato “Stand Up For Peter Springare”, dal nome di un poliziotto oggetto di dibattito per avere scritto un post nel quale accusava apertamente gli immigrati di ogni possibile nefandezza.

Colleghi e semplici utenti di Facebook si sono dichiarati solidali con il poliziotto che è finito sotto inchiesta per «incitamento all’odio razziale». Il gruppo che appoggiava il poliziotto (266.000 membri) è stato successivamente rinominato, dopo che Springare aveva riferito di non voler contribuire a diffondere xenofobia e razzismo.

11 app iOS sotto inchiesta, inviavano dati a Facebook

Nel 2016 la Commissione europea ha presentato, insieme a Facebook, Twitter, YouTube e Microsoft un codice di condotta con un elenco di impegni per combattere la diffusione dell’illecito incitamento all’odio online in Europa.

Queste aziende, condividono, insieme anche ad altre piattaforme ed operatori di social media, la responsabilità e “l’orgoglio comune” di promuovere ed agevolare la libertà di espressione in tutto il mondo della rete. a Commissione e le aziende informatiche sono tuttavia consapevoli del fatto che la diffusione dell’illecito incitamento all’odio online si ripercuote negativamente non solo sui gruppi o sui singoli che vengono presi di mira, ma anche su coloro che nelle nostre società aperte si esprimono a favore della libertà, della tolleranza e della non discriminazione, e ha un effetto inibitore sul discorso democratico sulle piattaforme online.

La Commissione ha già altre volte evidenziato che per prevenire la diffusione di forme illegali di incitamento all’odio, è fondamentale garantire che le pertinenti leggi nazionali di recepimento della decisione quadro del Consiglio sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia siano fatte applicare integralmente dagli Stati membri sia online che offline.

Se da un lato l’applicazione effettiva delle disposizioni che prevedono il reato di incitamento all’odio dipende dall’esistenza di un solido sistema di applicazione delle sanzioni penali contro i singoli autori dei discorsi di incitamento all’odio, dall’altro questa azione deve essere integrata da iniziative atte a garantire che appena ricevono una valida segnalazione gli intermediari online e le piattaforme dei media sociali le esaminano prontamente, in tempi idonei, per contrastare le forme illegali di incitamento all’odio online. Per essere considerata valida, la segnalazione dovrebbe essere sufficientemente precisa e adeguatamente fondata.

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