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Addio Gary Gygax, il padre di Dungeons&Dragons

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Nei libri di storia il nome di Gary Gygax non c’è. Ed è un terribile errore. Perché se gli studiosi della cultura pop si soffermano su fenomeni tra loro i più diversi, dai Beatles di Liverpool alla vita degli inventori dell’insalata prelavata (che in effetti ha cambiato la vita a molti, soprattutto nelle grandi città ), un posto d’onore dovrebbe spettare a lui.

Gygax era nato il 27 luglio del 1938 a Chicago, di padre emigrato dalla svizzera e madre americana. Un uomo che ha mantenuto sempre stabile il sogno sbocciato quando aveva cinque anni, l’età  in cui cioè ha scoperto il mondo del gioco e non l’ha più abbandonato. Riuscendo in un equilibrio delicato e per molti impossibili di diventare un creativo e poi un innovatore a tutto campo, grazie alle sue creazioni.

Guardando la foto che circola in queste ore su Internet, quella di un signore con gli occhiali, la barba bianca e una improbabile camicia da americano in pensione, scura con vistosi motivi floreali verdi che la ravvivano secondo lo stile “pensionato in Florida”, è in effetti difficile scorgere il bagliore del genio di quest’uomo, scomparso per problemi cardiaci dopo anni di passione. Eppure, senza di lui, non sarebbe nato Dungeon&Dragons. E, nonostante quello che molti possano pensare, senza D&D il mondo sarebbe molto diverso.

Fin da ragazzo Gygax è stato affascinato dai giochi da tavolo: soprattutto i wargames, le battaglie combattute con regole che cercano di riprodurre in sintesi le difficoltà  tattiche e strategiche di due eserciti che si confrontano su terreni differenti. Negli anni, riuscì a trasformare questa passione in una attività  professionale, lavorando con alcune delle aziende che erano attive nel settore, per trasformare molte delle sue fantasie in progetti reali.

Nel 1966, dopo aver fondato insieme ad altri la Federazione Internazionale dei Giochi di Guerra, fondò anche nel garage di casa sua uno degli eventi più significativi del gioco da tavolo con miniature, cioè la “Gen Con 0”, una serie di giochi radunati adesso in una convention. Soprattutto, riuscì lentamente a far sposare la sua passione per il gioco da tavolo con le miniature, tipicamente di stampo militare e vicino ai grandi conflitti moderni (dalla guerra di Secessione alle campagne napoleoniche sino al primo e soprattutto al secondo conflitto mondiale) con il Medio Evo, la stagione dell’umanità  che più lo affascinava, E il suo Medio Evo era un’età  mitica, simile a quella pre-narrata da JRR Tolkien, in cui le fantasie e le paure del tempo si materializzavano.

Nel 1974, ispirato dallo scritto di fantascienza e fantasy Jack Vance (insieme a L. Sprague de Camp e Fritz Leiber, più Philip Jose Farmer), senza contare i numerosi altri contributi della cultura popolare, fondò la casa editrice Tactical Studies Rules e, insieme ad altri si mise al lavoro per creare un nuovo gioco, completamente differente da tutti gli altri. Si trattava di Dungeons&Dragons, un gioco di ruolo vero e proprio, in cui i giocatori incarnano i singoli protagonisti ai quali sono assegnate qualità  (espresse da punteggi) che cambiano con l’evolvere del gioco, regolato da un master che costruisce l’avventura facendola letteralmente vivere ai suoi players.

Il contributo di Gygax alla cultura popolare in questo senso è stato fondamentale: i giochi di ruolo hanno preso il via con lui ed hanno assunto una coloritura fantasy che si sposa con quella a suo tempo creata da JRR Tolkien. Questo tipo di subcultura, ispirata alla creazione di monti nuovi di fantasia e anche interattiva, “personale” e mimetica grazie all’idea di RPG, divenne la cultura dominante dei campus americani (e di molti giovani europei, alla fine degli anni Settanta) ma soprattutto primi creatori della tecnologia informatica e di rete. Su Internet prima del web, insieme ai documenti e alle mailing list dedicate a Star Trek (e più tardi anche a Guerre Stellari), il mondo di D&D assunse dimensioni sempre maggiori.

Una ulteriore svolta venne, sempre in quel periodo che combacia con la fine degli anni Settanta e soprattutto gli Ottanta, con la nascita dei primi videogiochi commerciali di successo. Il genere dell’avventura interattiva evolve e assume una sua caratterizzazione sempre più netta grazie anche allo sforzo e all’esempio di Gygax: la sua fantasia e il set di regole e l’immaginario dei suoi universi diventano la base e lo standard sui quali suonare le variazioni che riempiono il cuore e la fantasia degli appassionati.

Il contributo di Gygax nell’inventare il gioco di ruolo è qualcosa che va al di là  del successo commerciale (che in effetti l’uomo non riuscì mai a raggiungere pienamente, almeno a paragone della branda del mondo dell’intrattenimento che è in debito per il suo lavoro) e anche della cultura popolare intesa nel suo senso più “leggero”. Ha invece trasformato pesantemente il costume e la psicologia, gli interessi e persino il modo di vivere di milioni di persone. Il suo impatto è stato talmente elevato da non essere percepibile, come per i suoni troppo forti che escono dallo spettro dell’udibile. Eppure, i milioni che si muovono oggi su World of Warcraft, ad esempio, oppure le decine di milioni di appassionati di Final Fantasy, o quelli che la sera vanno a combattere battaglie nei negozi monomarca dedicati a Warhammer 40.000 sono tutti, insieme a molti altri ancora, in debito con lui. E lui è scomparso ieri, per un ultimo fatale attacco di cuore.

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