Ci siamo. Siamo arrivati al capolinea, cari amici dei Mac Intel. È giunto il momento di fare un ultimo aggiornamento e poi da oggi si apre una lunga pausa per contemplare il futuro con un misto di nostalgia e ansia. E magari qualche aspettativa in più.
La fine della compatibilità
Con l’arrivo di Sequoia, la nuova e scintillante versione di macOS tutto pensato per quella Apple Intelligence che ancora non è arrivata e forse da noi non arriverà mai, Apple ha finalmente deciso di lasciar andare l’architettura x86. Che ci crediate o no, questo è l’ultimo ballo, il gran finale, il momento in cui il sipario cala sui gloriosi processori Intel. E diciamocelo, è un po’ come vedere la vecchia auto andare in pensione. Certo, ci ha portato in giro per anni, ma ora è solo una reliquia di un’era passata.
I computer (soprattutto i computer desktop) che sfruttano la potenza dei processori made in Santa Clara adesso non troveranno più ulteriori versioni aggiornate. Si godano dunque macOS 15 Sequoia, perché con lui ci sono tutte le ultime novità che si dovranno far bastare a lungo. Molto a lungo.
Il futuro è dietro l’angolo
Apple, nel frattempo, sta sorseggiando un cocktail sulla spiaggia con il suo chip M4 (e nonnetti M1, M2 ed M3). L’azienda di Cupertino ha deciso di dare un bel calcetto a tutto quel che viene prima. Ce lo aspettavamo, lo sapevamo, era scritto da tutte le parti, ma il momento adesso è veramente dietro l’angolo. Meglio viverlo in positivo oggi, che c’è ancora un aggiornamento a disposizione, che non l’anno prossimo, quando gli Intel non avranno più ufficialmente niente a che spartire con i nuovi sistemi operativi made in Cupertino.
Apple ci ha fatto capire molto chiaramente che il futuro non include quei processori dal nome così familiare (Intel è tante cose ma certamente non è un marchio sconosciuto) che hanno accompagnato la piattaforma Mac per oltre un decennio. Sequoia sarà il canto del cigno per il caro vecchio Mac Intel. Ma ehi, almeno Apple non ha fatto venire fuori una notifica che dice “Mac Intel, chi?”.
Quelli che restano indietro
Ora, cosa significa questo per tutti gli utenti sempre attenti ma anche un po’ ritardatari, che magari credono nella durevolezza dell’hardware Apple, superiore a quasi tutto quel che c’è sul mercato? Cosa faranno se non possono permettersi di sostituire il loro fidato Mac Intel ogni volta che Apple li guarda con il sopracciglio alzato?
Beh, inizieremo a vivere una vita di aggiornamenti mancati, di software che gli dirà con tono saccente che “questa versione non è compatibile con il tuo sistema”. E mentre gli utenti M1, M2, M3 ed M4 voleranno sui loro Mac come se stessero surfando sulla fibra ottica, loro si sentiranno come se stessero tentando di caricare una pagina web con un modem a 56K.
Il futuro della piattaforma
Il futuro? Oh, è un posto brillante e tecnologico per coloro che sono disposti a vendere un rene per un nuovo Mac. Per chi non aggiorna? Sarà un luogo pieno di scuse creative per evitare di usare software troppo avanzato. “Ah, sì, non posso fare quell’aggiornamento, il mio Mac è, ehm, vintage. Come questo non li fanno più, tutta un’altra tastiera** (monitor o qualsiasi altra cosa vi venga in mente)”. O ancora meglio: ”Sai, preferisco restare fedele alle cose classiche**, il nuovo non ha quel non so che, la stessa anima, insomma, le vibrazioni giuste secondo me”.
Tuttavia, per gli altri, quelli che sono tutti Apple Silicon oriented, questa della fine della retrocompatibilità è in realtà una buona notizia. Una grande notizia. Una enorme notizia. Perché già adesso ci sono scintille (non solo per la AI) tra le due versioni della piattaforma Mac, ma in futuro ne vedremo di belle.
I vincoli architetturali delle due villette gemelle
Oggi molte funzioni di macOS già dalla versione 15 non funzionano se non si ha un Mac con Apple Silicon. Ma c’è comunque un vincolo architetturale in tante scelte che vengono fatte per preservare la doppia anima dei due sistemi operativi. Perché sì, in realtà sono due e non uno solo. Apple sviluppa infatti due sistemi operativi paralleli con funzionalità allineate (nella maggior parte) e UX identica per quanto possibile. Ma ci sono dei vincoli che vengono dal basso della architettura x86.
Togliere questi vincoli vorrà dire che la prossima versione avrà dentro di sé la potenzialità di sorprenderci e fare cose incredibili, mantenendo solo uno strato di compatibilità software con le vecchie applicazioni pensate per Intel grazie a Rosetta 2. Ma senza dover sottostare ai vincoli progettuali di un approccio architetturale da “villette gemelle” com’è adesso.
Adios, un po’ in anticipo
Quindi, caro Mac Intel, ci inchiniamo a te. Sei stato un compagno leale, ma ora è tempo di accettare che sei diventato il vecchio zio che tutti ascoltano a cena solo per educazione. Sequoia ti darà l’ultimo addio, e noi ti saluteremo con una lacrima (o forse due) prima di andare a cercare disperatamente sconti su un Mac con Apple Silicon.