[banner]…[/banner]
Era l’ottobre del 2001. Poche settimane dopo l’11 settembre. Il mondo era in shock, i venti di guerra soffiavano impetuosi. Steve Jobs però decise di non rinviare l’evento di lancio di un nuovo, misterioso dispositivo studiato a Cupertino per mesi e mesi.
Era la presentazione dell’iPod (e Macitynet già c’era…). Un disco rigido e un display, una ghiera per selezionare le canzoni, un hard disk Toshiba in formato 1.8 pollici. Connessione FireWire, compatibile solo con Mac. Tutta la tua musica in tasca.
Apple non inventava niente. Metteva assieme cose già fatte anche da altri. Gli mp3, un disco da 5 giga anziché 32 o 64 megabyte di memoria allo stato solido. E poi la connessione con iTunes, software per la gestione della musica che all’epoca si poteva solo rippare dai cd. Gli altri facevano solo poche cose e spesso molto male. Apple era riuscita a mettere tutto assieme e a migliorarne ogni aspetto, curando con maniacale ossessione qualsiasi particolare.
Era l’idea che circolava ma che nessuno aveva capito come fare. Il papà dell’iPhone e dell’iPad. La prima piattaforma tascabile che presto avrebbe avuto lo store grazie al campo di distorsione della realtà che permise a Jobs di convincere le major discografiche a cedere la musica, aprendo la via a una super causa con l’etichetta discografica dei Beatles. Era l’inizio di tutto.
Se l’iMac nel 1997 è stato il prodotto che ha rimesso in pista i conti di Apple, è stato invece l’iPod quello che ha cambiato tutto. Certo, l’iPhone ha proiettato la Apple tra le stelle, ma ci siamo arrivati solo grazie al successo di iPod e di iTunes music.
Adesso, senza tanto clamore, a quanto pare per l’iPod siamo arrivati a fine corsa. Svaniscono dal sito ufficiale di Apple tutti i vari prodotti che avevano consentito ad Apple di diversificare la categoria. Ricordate quello senza display?
Se ne parlò come di un colpo di genio assoluto, l’apparecchio che introduceva la casualità nelle ordinate playlist del popolo. E qualche filologo dell’inutille si mise anche a disquisire sulla selezione casuale dei brani, prospettando scie chimiche e algoritmi diabolici che accostano canzoni note e meno note. Sciocchezze ovviamente, ma ogni epoca ha le sue magie e i suoi stregoni a volte più o meno nocivi.
Addio dunque a iPod e a tutte le sue declinazioni. Oggi è una funzione dell’iPhone. Una sorta di sedimento storico in forma di app software in attesa di essere totalmente volatilizzato e sussunto in un ordine superiore e ancora astratto di quello digitale. Addio e grazie per tutto il pesce. Sei stato importante e non ti dimenticheremo (troppo presto).