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Addio Blackberry Classico, il touch sugli smartphone ha vinto

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Doveva succedere prima o poi e infatti è successo. Dopo anni di tentennamenti, di colpi, di mazzate, sentendosi circondati e aggrediti da un ingiusto destino, quelli di Blackberry (l’azienda canadese una volta conosciuta come RIM, Research In Motion) hanno comunque gettato la spugna. Addio Blackberry Classic, addio vecchia tastiera con microtrackpad a dildo. È finita un’epoca, non c’è più bisogno di te. Le risorse liberate dalla produzione di un apparecchio obsoleto verranno reindirizzate per la realizzazione di altri servizi software (sicurezza soprattutto) mentre i Passport e altri prodotti hardware di foggia non più “classica” verranno (per adesso) tenuti in produzione.

Addio blackberry classico addio tastiera classica

Nei manuali di come sprofondare sino in fondo al buco nel mondo del business la Blackberry merita una pagina tutta sua, forse persino più grande di Nokia, della vecchia e arrogante Nokia che pensava nessuno potesse insegnarle a fare i telefonini. Invece, i più pragmatici ma altrettanto altezzosi canadesi, difesi da legioni di PR che sostenevano sostanzialmente che l’azienda non sbagliasse mai per definizione, avevano ripiegato su una serie di prodotti e meccanismi diversi per cercare di dare spazio al bisogno dei clienti così incredibilmente attratti prima dagli iPhone e poi dagli Android.

Piacerebbe poter scrivere che quei clienti erano attratti anche dai telefoni Windows, ma la storia ha dimostrato che, fino a questo momento, i telefoni Windows hanno avuto una forza attrattiva ridicola. Forse notevole se abitate in Micronesia, ma certamente irrilevante già in villaggi con più di mille abitanti.

Il dicorso vale sia per gli apparecchi originariamente made in Seattle che quelli finlandesi trapiantati a forza da un hitman talmente e ovviamente schierato per l’eutanasia di una delle più importanti e belle aziende europee, da farci chiedere ancora oggi come abbia fatto a non venire sepolto dalle cause legali o quantomeno dalle ire tangibili dei “fanboiz” di Nokia. E, a guardare i forum e scorrere le email di certe PR sgallettate, di “fanboiz” ce n’erano a migliaia, salvo poi essersi riciclati in altri posti e altre “fedi” tecnologiche. Ma si sa che “sic transit gloria mundi”.

tastiera classica

Vabbé, torniamo pure a Blackberry, gioiellino canadese che ha inventato un modo sicuro ma cervellotico per portare la mail in tempo reale sui terminali mobili, ha cavalcato un mondo di bisogni e di necessità che hanno reso la cittadina di Waterloo in Canada una capitale della tecnologia mondiale e poi si sono fatti travolgere e sostanzialmente spazzare via dalla loro stessa cecità. Era talmente grande, forte, ben costruita, radicata e strutturata la RIM (oggi Blackberry) che sostanzialmente non vuole morire. Lancia prodotti in pratica privi di senso eppure continua ad avere una percentuale (declinante) di mercato. Sopravviverà alla messa in pensione della tastiera classica che, come riportano i siti americani che per primi hanno dato la notizia, è sostanzialmente la cosa più importante che abbia fatto? Boh, forse sì, forse no.

Perché, parliamoci chiaro, il problema di Blackberry è stato che per la posta elettronica la tastiera è fondamentale, ma vincola l’hardware a determinate modalità di interazione. Superiore al pennino per certo, si è comunque dimostrata inferiore a una buona e ben costruita superficie muiltitouch. Quindi? Adieu Blackberry? Forse neanche questo colpo la manderà KO, ma certamente non è una buona notizia per i milioni di appassionati che come il sottoscritto hanno scoperto la gioia della posta in tasca con un Blackberry.

tastiera classica

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