La perdita di Piero Angela è qualcosa di molto più doloroso e profondo per la cultura italiana che non la semplice perdita di un volto noto della tv.
Piero Angela infatti non è stato soltanto un autore di programmi televisivi di divulgazione scientifica e un conduttore tv, ma anche un agente fondamentale nel passaggio di una parte della cultura italiana da un mondo superstizioso e legato a canoni di pensiero pre-moderni, a una società nella quale la scienza e la logica hanno un ruolo centrale per capire il mondo e noi stessi.
Chi era Piero Angela
Nato a Torino il 22 dicembre 1928, diplomato al Liceo Classico, Angela è stato giornalista radiofonico, poi conduttore radio e quindi ideatore, produttore e condutture di programmi televisivi scientifici (Quark, SuperQuark) e documentari. Per primo ha portato in Italia i documentari della BBC e di David Attenborough, oltre a creare nuovi modi di comunicare la scienza, ad esempio i cartoni animati di Bruno Bozzetto. Inoltre, è stato anche pianista jazz.
La sua scomparsa è più grade di quel che non sembri non solo per la persona ma anche per il ruolo che ha avuto nella nostra società. Ne parliamo perché il tema è quello del rapporto tra scienza e cultura. Il “modo” di Piero Angela è particolare.
Innanzitutto, l’idea di Piero Angela: “ludendo docere“, cioè “insegnare divertendo”. Questo si ottiene con la fiducia del pubblico. Grazie alla sua serietà e costante lavoro di documentazione, al metodo rigoroso e alla capacità di evitare qualsiasi scorciatoia e deriva “magica”, Angela viene indicato dal pubblico televisivo come giornalista più autorevole adatto a moderare il dibattito televisivo dei due candidati premier Silvio Berlusconi e Romano Prodi la sera prima delle elezioni del 2006; ovviamente Angela ha declinato ma il segno di quello che l’indicazione del sondaggio ha lasciato è chiara: si può essere delle persone serie.
Il costume di un paese
Piero era figlio di un medico antifascista che ha ricevuto la medaglia dei Giusti fra le nazioni dalla comunità ebraica italiana, e che ha insegnato al figlio la razionalità e il metodo scientifico
Ha flemma e autocontrollo, è didascalico (come poi il figlio) ed è sempre sorridente: «Gli individui che incontrano il maggior successo (e non solo con le donne) solitamente sono forti dentro e cortesi fuori. È un po’ come per il pianoforte. Ricordo sempre quello che mi diceva la mia vecchia insegnante di pianoforte: per avere un buon tocco occorrono dita di acciaio in guanti di velluto… Forse anche nella vita è così».
Che cosa rappresentano gli Angela?
Quale ruolo hanno avuto in Italia Piero e adesso anche suo filio, Alberto Angela? Cosa è passato attraverso il loro lavoro? Quale funzione nella società attraverso i media? È una analisi difficile perché rimette in gioco il concetto di cultura intesa come motore della società. La nascita del concetto scientifico di cultura con una concezione umanistica o classica (i filosofi dell’antichità e i romani…) contrapposta a una concezione antropologica o moderna è complessa.
Un tempo la cultura era “quanto di meglio è stato pensato”. Dopo, alla fine dell’Ottocento la cultura diventa scientifica: concezione antropologica. Nel 1936 si è creata una frattura con l’antitesi tra «cultura» (Kultur) e «civilizzazione». Per l’antropologia la cultura esiste anche tra le popolazioni primitive, per gli iuministi invece no.
La cultura è diventata non solo la religione e la morale, non solo i costumi e le abitudini delle persone, non solo i manufuatti della loro vita, ma anche una bussola che al tempo stesso orienta e definisce il viaggio di una società.
La cultura italiana
Nel nostro Paese la cultura è stata prevalentemente di tipo umanistico e ispirata a valori pre-scientifici. La tradizione italiana è quanto di più lontano si possa immaginare dal neopragmatismo e dall’utilitarismo di stampo britannico e statunitense, ma al tempo stesso è anche lontano dai “lumi della ragione” francesi o dal pensiero di filosofia politica e razionale della tradizione tedesca.
L’Italia, per dirla in maniera dura e citando tutte le ragioni storiche pre-unitarie che volete, è stata a lungo un paese con una pancia profondamente ignorante, superstiziosa, legata a un pensiero magico e dall’eloquio strabordante, che ha usato l’educazione come azzeccagarbugli per mantenere le distanze tra le classi sociali e uccidere la mobilità verso l’alto.
Piero Angela è stato all’antitesi di tutto questo.
Un Paese moderno
Nei dibattiti sui giornali, soprattutto in campagna elettorale ma non solo, ritorna spesso il tema del “Paese moderno”, di come fare l’ultima, imprescindibile e necessaria transizione verso un mondo migliore, dove tecnica e ricchezza abitano. È una delle debolezze nelle quali la nostra classe politica indulge e che ricadono su borghesia e industria perché è al tempo stesso una missione impossibile e una assoluzione dei propri limiti. Si enunciano grendi piani che citano le magnifiche e progressive sorti, e poi si incentiva la lotteria delle startup e degli assegni, con insegnanti che hanno gli stipendi più bassi d’Europa (e che non crescono mai), università che sono lontanissime dall’eccellenza e comunque con un tasso di laureati rispetto alla popolazione giovanile tra i più bassi d’Europa (ci fanno compagnia Grecia e paesi dell’Est Europa).
Piero Angela è stato uno degli uomini di buona volontà che più hanno fatto, con stile e ferma gentilezza, per cambiare questo stato delle cose. Non inventandosi un partito populista o cercando di coprire ruoli che non erano suoi, ma analizzando la realtà con la logica della persona che ragiona con la testa oltre che con la sensibilità del cuore e della pancia, e lavorando sull’aspetto più importante: seminare.
La memoria di Piero Angela
Piero Angela ha seminato nella testa di milioni e milioni di italiani l’idea che la scienza esista, serva, e soprattutto l’ha fatta vedere. Ha cambiato la strada di centinaia di migliaia di bambine e bambini, rendendoli consapevoli che esiste una spiegazione e soprattutto un metodo per guardare ai fenomeni che ci circondano. Pensare in maniera logica basandosi su valori liberali e capaci di ispirare una visione della vita privata e politica più aperta e consapevole.
Per questo la scomparsa di Angela è secondo noi una grandissima perdita e dovremmo rendercene conto, essendo al tempo stesso consapevoli della fortuna che abbiamo avuto ed essere grati per il ruolo straordinario che Piero Angela ha avuto nella cultura del nostro Paese. Facendo attenzione a una cosa sola: andare avanti per la strada che ci ha indicato in sessant’anni di lavoro.