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Addio a Larry Tesler, papà del taglia, copia, incolla

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Sul suo sito personale, nella biografia, c’è un passaggio importante: quando Tesler spiega come il suo amore per un progetto delle superiori, uno studio matematico per mettere in relazione i numeri primi con i relativi fattoriali (il prodotto di numeri interi positivi minori o uguali al numero naturale preso in considerazione), lo ha portato a scoprire l’informatica e il calcolatore. Era il 1961 e da là comincia un amore per il computer che, scrive Tesler, “travolse il mio interesse per la matematica. Ho dedicato la mia vita a quello che allora era un campo inesplorato e con un futuro incerto. Ma tutto è iniziato con una piccola formula relativa a numeri primi e fattoriali”.

Dopo gli studi di informatica a Stanford, Tesler diventa un esperto e va a lavorare prima allo Stanford Artificial Intelligence Laboratory e poi, dal 1973 al 1980 al Parc della Xerox, il centro di ricerca nella Silicon Valley di proprietà dell’azienda di Norwalk nel Connecticut, dove Tesler collabora alla realizzazione del primo word processor con interfaccia grafica moderna con finestre, mouse e il secondo (dopo Bravo, sempre sviluppato al Parc) sistema Wysiwyg. Si tratta di Gypsy, ed è una delle pietre miliari dello sviluppo del software e delle interfacce ma soprattutto dell’interazione uomo-macchina.

Infatti è durante questo periodo che, tra le mille innovazioni che questi gruppo di solitari pionieri stava creando, Tesler si “inventa” le funzioni di taglia – copia – incolla, battezzandole soprattutto proprio con questi nomi: “cut”, “copy” e “paste”. Ci torniamo tra un attimo.

Nel frattempo infatti, siamo al 1980, Tesler va a lavorare ad Apple, dove diventa nel tempo capo scienziato (la posizione era quella tenuta da Steve Wozniak fino a quel momento), e poi nel 1997 passa prima ad Amazon, nel 2001 va da Yahoo!, per passare poi al ruolo di consulente a partire dal 2008, quando ha 63 anni. Posizione che porta avanti sino alla morte, avvenuta tre giorni fa (ma la famiglia ne ha dato notizia solo nella serata di ieri).

Addio a Larry Tesler, papà del “taglia-copia-incolla”

Il ruolo di Lawrence Gordon Tesler, che viene ricordato tra le altre cose come un manager straordinariamente umano e disponibile, è uno di quelli apparentemente secondari ma in realtà molto importante. Infatti è grazie a persone come lui – e sono pochissimi i veri pionieri che hanno avuto un impatto sulla tecnologia paragonabile al suo – che l’informatica si è trasformata ed è diventata una esperienza alla portata di tutti e non solo dei centri di ricerca e dei grandi laboratori.

In particolare, il contributo di Tesler, seppure apparentemente minimale, è inserito in una filosofia di approccio alla tecnologia che è considerata la grande chiave per aprire il mondo della tecnologia a tutti, il paradigma dominante delle attuali interfacce del software (ma non dei siti web). Il suo approccio è infatti legato alla filosofia del software con interfaccia “modeless” cioè non modale, o senza modi. Una interfaccia modale per un software ad esempio di scrittura è quella di programmi in cui esistono “modi” di uso diverso: uno per inserire il testo e uno per fornire i comandi. Oggi se ne trovano sempre meno, ma il riferimento classico è a Vi/Vim, di cui abbiamo parlato qui quando indichiamo i differenti modi di funzionamento di Vi.

L’idea portata avanti da Tesler e da altri pionieri della sua scuola è quella di una interfaccia utente non-modale, che assicura che le azioni dell’utente rimangano consistenti attraverso tutto il sistema operativo e le varie app. Il Mac, a partire dagli anni Ottanta, è una perfetta incarnazione di questo approccio, con un comportamento coerente che attraversa tutti il Finder e le app, con ad esempio le scorciatoie di tastiera coerenti a tutte le app (per cui Mela-C corrisponde sempre a “copia”, a prescindere dalla app in cui ci troviamo, se naturalmente è ammessa l’opzione di copia).

Applicazioni come Photoshop, di cui ricorrono in questi giorni i trenta anni, sono invece talmente complesse e cariche di funzioni da aver spinto i loro sviluppatori a creare modi differenti per riuscire a “comprimere” tutto quanto dentro un unico ambiente. Invece, macOS, Windows e iOS/iPadOS (ma non Android) sono convertiti da tempo all’idea della facilità di uso grazie soprattutto alla metodologia “modeless” prima ancora che per la chiarezza visiva dell’interfaccia grafica o per il modo con il quale sono implementate le varie metafore del funzionamento.

Insomma, a un livello molto profondo e logico, proprio quello dove di solito lavora l’analisi di un matematico anche se convertito all’informatica, la filosofia di un sistema operativo o di un software moderno deve moltissimo al pensiero e alla volontà di Larry Tesler, uno degli eroi meno conosciuti ma forse tra i più importanti nel trasformare il computer in un apparecchio addomesticabile e addomesticato, per molti versi.

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