Steve Jobs è stato il primo a dichiarare pubblicamente l’ addio a Flash, seguito poi nel tempo da diversi esperti di sicurezza informatica, a cui ora si aggiunge un altro esperto. “E arrivato il tempo che Adobe annunci la fine di Flash”: più o meno sono queste le parole che Alex Stamos, capo della sicurezza di Facebook (in precedenza con un incarico simile anche presso Yahoo) ha usato in un tweet per evidenziare ancora una volta gli interminabili buchi di sicurezza nel Flash Player che rendono il prodotto in questione una fonte inesauribile di potenziali attacchi per malintenzionati di tutti i tipi.
In una serie di tweet Stamos ha spiegato che secondo lui Adobe dovrebbe annunciare una data entro la quale dichiarare Flash morto e sepolto. È l’unico modo per mettersi al riparo dalle tante, troppe vulnerabilità che vengono scoperte a ritmo incessante. Senza indicare una data di morte per il software Adobe, molte software house non saranno invogliate a riscrivere i loro strumenti, otttimizandoli per l’HTML5. Tra le società che sfruttavano vulnerabilità di Flash per prendere controllo di computer, anche l’Hacking Team che sfruttava link creati ad hoc. In alcune email scambiate tra i membri del gruppo in questione, rese note da Wikileaks, si leggono frasi del tipo: “L’importante è che i siti porno continuino con Flash, the worldwide exploit compatibility layer of choice :)”
Le parole di Stamos ricordano quanto a suo tempo pronunciate dal defunto CEO di Apple, Steve Jobs nella famosa lettera aperta intitolata “Pensieri su Flash” in cui erano illustrati sei punti per i quali Apple non lo avrebbe più implementato di serie sui Mac. Tra le critiche di Jobs alla tecnologia Flash, la sua natura intrinsecamente insicura, l’inaffidabilità, l’inadeguatezza all’uso con i dispositivi mobili, l’eccessivo consumo di batteria.