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Nel corso del Digital Day 2017 che si è svolto oggi a Roma è stato siglato l’accordo dell’High Performance Computing (HPC) tra sette paesi inclusa l’Italia: Germania, Portogallo, Francia, Spagna, Lussembrugo e Olanda. L’accordo (per l’Italia firmato dai ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli e dello Sviluppo economico Carlo Calenda) impegna alla realizzazione di una super infrastruttura condivisa grazie alla rete che permetterà di avere prestazioni di supercalcolo grazie a migliaia di processori in parallelo.
L’obiettivo è creare delle nuvole digitali di dati europee, Big Data e connesse alla IoT e alle smart city, per poter raccogliere ed elaborare grandissime quantità di dati. Servirà per l’ambito scientifico con un cloud europeo della scienza dove un milione e settecentomila ricercatori e settanta milioni di professionisti della scienza e della tecnologia europei potranno utilizzare il cyberspazio per immagazzinare, condividere e riutilizzare i dati e le informazioni.
Secondo Andrus Ansip, Vice presidente della Commissione Ue responsabile per il Mercato unico digitale, «La maggior parte delle persone non vedrà mai un supercompèuter e non ne userà mai personalmente uno, però ne gode già i benefici, pur senza saperlo». Con il supercalcolo infatti si possono risolvere una serie di problemi complessi: vengono utilizzati ad esempio per scoprire nuove molecole in medicina oppure per simulare campi petroliferi e l’estrazione di gas combustibili, ma anche per validare modelli sismici, ma anche modelli climatici, modelli di edifici a maggior efficienza energetica, crash test virtuali di automobili e treni, di aerei e ponti o infrastrutture critiche.
In futuro l’HPE sarà uno dei pilastri che permetterà di reggere il Mercato unico digitale, cioè la strategia europea decisa a maggio del 2015 per tenere l’Unione all’interno di un percorso di trasformazione digitale che riguardi sia gli indivudui che le imprese e gli stati, oltre all’Unione stessa.