L’accordo Microsoft Nokia sancisce il definitivo spostamento del centro di gravità dell’innovazione in mobilità verso gli Stati Uniti. Chi scrive queste righe, così come la maggior parte di chi legge, ha posseduto diversi cellulari e smartphone Nokia, dispositivi che hanno fatto la storia del settore e che oggi in alcuni casi destano alcuni fremiti nostalgici in chi ha sempre visto l’azienda finlandese come uno degli ultimi baluardi di quell’innovazione mobile che sembra ormai aver abbandonato il Vecchio Continente.
Fino a metà degli anni 2000 l’azienda di Espoo dominava incontrastata il settore, ergendosi come picco massimo di espressione tecnologica ed elevando allo stesso tempo gli standard Europei al di sopra della concorrenza. Certo, sono sempre esistite sacche di innovazione altrettanto forti, come il mercato giapponese e quello sud coreano; avanzati sì, ma forse eccessivamente autoreferenziali e nazionalistici, chiusi tra i loro confini. Nokia invece era Nokia. Era Nokia non solo in Europa ma anche in Asia, in Africa, in India e in numerosi altri mercati e aree geografiche con pochissime eccezioni, tra cui spiccano Giappone e USA dove l’ex colosso non è mai riuscito a raggiungere lo stesso immenso successo per ragioni più culturali che per demerito dei propri dispositivi. Era un’azienda Europea, con Nokia la vecchia Europa, la piccola Finlandia, sapevano tenere ancora alto il loro nome, sapevano vincere ancora.
Poi arrivò Apple con il suo iPhone, che iniziò a mischiare le carte in tavola dando il via a quella rivoluzione del settore che avrebbe trascinato il centro dell’innovazione in USA, transizione completata con l’ingresso e il successo nel settore di Android, i due sistemi operativi che oggi si spartiscono circa il 90% del mercato mondiale smartphone, il mercato che conta. Nokia, così come BlackBerry, ha iniziato invece a non contare più, a crollare su se stessa, realizzando una serie di decisioni che hanno oggi portato l’azienda probabilmente a mettere fine alla sua storica tradizione da società tecnologica Europea cedendo il suo passato, il suo presente e il suo futuro agli “yankee” di Microsoft.
Punto di vista che può risultare poco sensato in un mercato globalizzato come quello attuale, ma che non può mettere a tacere alcuni moti di orgoglio che hanno sempre caratterizzato, nel bene e nel male, la differenziazione culturale e frammentata dell’Europa.
In molti si chiedono cosa sarebbe successo se due anni fa Nokia avesse scelto Android invece di siglare l’accordo Microsoft Nokia per Windows Phone, decisione che per alcuni osservatori ha decretato giù ai suoi tempi l’anticipata fine di Nokia per come la conoscevamo. Così anticipata tanto che una certa utenza considera il Nokia 808 (ultimo smartphone Symbian, già dotato della fotocamera PureView da 41 Mp due anni prima che uscisse sul Lumia 1020) e il Nokia N9 (primo e unico cellulare Meego) gli ultimi “veri” dispositivi Nokia, “Made in Finland”, prima dell’era Lumia.
Nokia con Android avrebbe potuto essere la Samsung di oggi, mantenendo la sua leadership di mercato; oppure avrebbe potuto fallire ugualmente: difficile immaginare con chiarezza un universo alternativo, costruito sui “se” e sui “ma”. Ora nonostante la parabola discendente, rispetto agli sfarzi del passato, non mancano alcuni lievi segnali positivi: tra i primi report sulle vendite negli ultimi mesi Windows Phone sta pian piano incrementando quote di mercato, guadagnando nuovi utenti grazie ai terminali Lumia con fasce di prezzo medio-basse, preferiti sembra dagli utenti che per la prima volta abbandonano il telefonino tradizionale per passare a uno smartphone.
Di sicuro per tutti coloro che l’hanno ripetutamente ascoltato negli anni, magari nella loro giovinezza o maturità tecnologica, il Nokia Tune avrà tutto un altro sapore.