Stando a quanto riporta Financial Times, Apple vanta ora 10 milioni di utenti abbonati per Apple Music, il servizio lanciato a giugno del 2015 in più di 100 paesi consentendo inizialmente di iscriversi gratuitamente per 3 mesi.
A ottobre dello scorso anno, Apple aveva annunciato il traguardo dei 6.5 milioni di abbonati; a novembre, invece, era arrivata l’app per Android che evidentemente ha consentito di attirare una parte consistente di nuovi utenti. Il traguardo dei 10 milioni è importante ed è pari alla metà degli utilizzatori paganti di Spotify. In soli sei mesi la Mela ha ottenuto una base di utilizzatori paganti che a Spotify ha richiesto sei anni. A vantaggio di Apple c’è anche il fatto che la maggior parte della tipologia di utenza del servizio Spotify è di base e gratuita, disponibile al momento della sottoscrizione del servizio accedendo (con un account Facebook o Spotify) con la quale l’utente può ascoltare una quantità illimitata di musica, ma sovrapposta a pubblicità visiva e simil-radiofonica e un’avanzata con abbonamento a pagamento. L’utenza di Apple è a questo punto, dopo i primi tre mesi dal lancio, in gran parte a pagamento.
“È una buona notizia che lo streaming di Apple funzioni” ha detto Mark Mulligan, analista che si occupa dell’industria musicale che lavora per conto di Midia Research, spiegando che ad ogni modo è un segno “dell’accelerazione nel declino dei download. Apple sta rapidamente guadagnando terreno nei confronti di Spotify” ha detto ancora Mulligan, “e con l’attuale tasso di crescita, ha il potenziale per diventare il principale servizio di musica in abbonamento entro il 2017”.
I servizi in streaming stanno diventando il modo predominante di consumare la musica digitale, con una crescita rapida a discapito dei download. Negli USA il numero totale di album scaricati è diminuto del 9% nel 2014, e la vendita di tracce singole è diminuta del 12%, almeno secondo dati riportati da Nielsen Music; la richiesta di musica in streaming è invece cresciuta del 50%, con un totale di 164 miliardi brani trasmessi.
Spotify e Apple guidano decisamente il settore rispetto ai competitor. Il servizio di streaming francese Deezer vanta 6.3 milioni di abbonati; a ottobre dello scorso anno aveva sorpreso il mercato con la presentazione di una domanda di quotazione in borsa ma ha poi deciso di rimandare a data da destinarsi l’offerta pubblica di acquisto, con la quale puntava a raccogliere circa 300 milioni di euro. Intorno sull’effettiva capacità di Deezer di produrre profitti ci sono scetticismo e dubbi. Secondo alcune fonti l’azienda francese avrebbe la metà di abbonati che non si sono neppure mai attivamente registrati, in quanto frutto della sottoscrizione automatica per accordi con operatori mobili. Solo una metà di questa metà, quindi appena 1,5 milioni sono a pagamento.
Altre aziende come Pandora (che ha annunciato perdite) non se la passano bene o hanno una base di utenti decisamente inferiore; Tidal, dell’artista dell’hip hop Jay Z,ad esempio, vanta solo 1 milione di abbonati.
Apple Music, lo ricordiamo, racchiude in un unico luogo vari modi per vivere la musica: è un servizio di streaming musicale ma anche una stazione radio live internazionale gestita da Apple che trasmette 24 ore su 24, unendo un’ampia ed eterogenea raccolta di musica. Si possono riprodurre in streaming brani, playlist o album e scaricare i contenuti per ascoltarli anche offline.
Tra le collaborazioni attivate con Apple, da ricordare le esclusive con artisti. A dicembre, ad esempio, l’’album 1989 World Tour Live di Taylor Swift è stato rilasciato in esclusiva sul servizio streaming.